Contro i borghi, a favore di Giba
Segnalo su Altreconomia un ottimo articolo di Luca Martinelli che presenta e commenta Contro i borghi, libro curato da Filippo Barbera, Antonio De Rossi e Domenico Cersosimo e che comprende un gran numero di contributi (ne vedo anche uno di Pietro Clemente).
Non l’ho ancora letto ma si tratta quasi di un pamphlet politico sul tema del rapporto fra aree metropolitane e aree interne – o rurali, o svantaggiate:
L’urgenza di questo libro, all’interno dell’associazione Riabitare l’Italia, di cui i tre curatori fanno parte, nasce dall’esigenza di «sgomberare il campo, di ripulire una discussione ormai viziata, una narrazione “sui borghi” che è patologicamente urbana, malata di metrofilia e molto borghese (come spiega il saggio di Giovanni Semi), di una borghesia che si crede riflessiva e green, oggi un po’ stanca di queste città calde e alla ricerca della frescura», sottolinea Barbera.
Ripensavo all’articolo domenica mentre guidavo lungo la 195 e mi sono ricordato che l’articolo citava Carbonia, in maniera non proprio lusinghiera:
Se il tema diventa l’abitabilità quotidiana dei territori e non l’attrattività turistica, dentro il policentrismo che l’immaginario dei borghi deforma, allora il tema vero è come riabitare quei luoghi che non rientrano nelle categorie estetizzanti. Prendi due posti belli nelle tua Regione, distanti almeno un’ora, se vai tra uno e l’altro, passi in mezzo a molti posti brutti, ma importanti e carichi di senso per quelli che ci vivono. Le politiche devono garantire servizi essenziali perché le persone siano libere di vivere a Santhia o a Carbonia e non solo nella bella Ostana.
L’idea è che i borghi sono importanti per chi ci vive, non per chi va a ristorarsi dallo stress della vita cittadina in una bella scenografia, magari finta ma tanto caruccia. E quindi Carbonia, anche se brutta. Ci ripensavo quando sono passato da Giba e Masainas, in un panorama obiettivamente squallido (credo che non ripasserò da questi borghi per qualche anno, finché l’insulto sanguinoso non sarà stato dimenticato); poi fuori Sant’Anna Arresi, c’era una rotonda carina, la strada messa meglio, i giardini dei B&B un po’ aggiustati: stavamo entrando nel retrobottega dell’area turistica costiera e, improvvisamente, niente più squallore.