Di candidature
La settimana scorsa ho accettato la proposta di alcune compagne e compagni della CGIL di candidarmi al Senato Accademico dell’Università di Cagliari. Siccome il blog, come sapete, serve soprattutto a me per conservare le cose che scrivo e tenere conto delle cose che faccio, pubblico qui la mia lettera di candidatura (trovate la mia e quelle delle altre candidate e candidato alla pagina dedicata).
Valeva la pena di pubblicare, anche, perché l’impegno è serio: non dico che si apre un nuovo capitolo della mia vita, ma certo se sarò eletto il compito sarà impegnativo, dal punto di vista del tempo da spenderci e anche morale.
Avrei anche un paio di riflessioni ulteriori, che vengono da cinque-sei giorni di, boh. chiamarla campagna elettorale sarebbe eccessivo, ma c’è comunque un livello di formalità e un numero di persone coinvolte che rende la campagna molto più seria e ufficiale di un contesto, poniamo, associativo, ma penso che le proporrò più avanti, dopo averle magari fatte sedimentare di più.
Ecco la lettera di candidatura:
Care colleghe e cari colleghi
con questa mail vorrei annunciarvi la mia candidatura al Senato Accademico come rappresentante del personale amministrativo tecnico bibliotecario e chiedere il vostro voto e il vostro sostegno.
Per le colleghe e i colleghi che non mi conoscono aggiungo in coda una breve presentazione, qui mi preme innanzitutto spiegare perché ho accettato la candidatura.
Ciascuno e ciascuna di noi, letteralmente, vive di Università. Non solo per lo stipendio, ma per il tempo che ci passiamo, le relazioni che ci viviamo e lo spazio che occupa nei nostri pensieri. Mi sembra che a causa di questo abbiamo tutti una gran voglia di partecipare di più alla vita universitaria, di discuterne, di avere ruolo, e però non ne abbiamo la possibilità: gli spazi di partecipazione e com-partecipazione sono depressi.
Io mi candido per aiutare a ricostruire questi spazi. Certamente non si può fare da soli e probabilmente non è il Senato Accademico il primo posto dove farlo, però da qualche parte bisogna cominciare.
Aggiungo una nota personale che spero mi perdonerete: quando i compagni e le compagne della FLC CGIL mi hanno proposto la candidatura, ho esitato. Non tutti i colleghi e le colleghe hanno fiducia nelle sigle sindacali e sui processi di rappresentanza ci sono in diversi stanchezza o sfiducia, non sempre immotivata; il nostro Ateneo non è in grande salute e l’università italiana in generale è direttamente in crisi; il Senato Accademico ha pochi poteri, non è abituato a meccaniche di partecipazione come quelle che mi auguro e poi, diciamocelo, mi candidano anche perché mi opponga quando c’è da opporsi e, in generale, perché sia disposto a rompere le scatole. Ho pensato che con queste premesse c’era una certa possibilità di farsi male.
Poi però ho pensato che qualche volta bisogna rinunciare a un po’ di amor proprio, e quindi ho deciso di mettermi a disposizione.
(Sì, Claudio Ranieri è un mio idolo.)
(Del resto, il personale sa bene cosa voglia dire mettersi a disposizione, visto che tiriamo quotidianamente la carretta non certo per le soddisfazioni economiche o il riconoscimento sociale che otteniamo.)
Io penso al ruolo in Senato come a un volano per aumentare la dimensione di partecipazione del personale in Ateneo; come vedete dalla mia presentazione sotto è un tipo di cosa che penso di saper fare e che ho già fatto in passato, sempre mantenendo la schiena dritta, e di fatto questo è il mio programma elettorale.
Due note finali: ho già detto che la mia candidatura nasce in seno alla FLC CGIL; non sarebbe reale la mia intenzione di aiutare la crescita della partecipazione del personale amministrativo in Ateneo se non chiarissi che mi metto a disposizione di tutte e tutti, che chiedo l’aiuto di tutte e tutti e che non intendo in nessun modo vivere la candidatura e, se sarò eletto, l’impegno in Senato Accademico in maniera partigiana a favore di una sigla specifica, ma solo a favore di tutto il personale e della comunità accademica.
Secondo: questa candidatura nasce in ritardo. Ci sarà comunque tempo per incontrarsi e conoscersi prima delle elezioni, ma probabilmente non ci sarà tempo per un confronto fra i candidati, cosa che mi sembrava una buona idea. Probabilmente non è il caso che organizzi io il confronto, per ovvi motivi di conflitto di interessi, ma mi dichiaro disponibile a organizzarlo insieme con eventuali altri candidati, o a partecipare a un confronto organizzato da altri.
Roberto Sedda
* sono nato a Cagliari nel 1964, quindi ho sessant’anni; sono sposato con una collega bibliotecaria, Maria Bonaria Loi. Lavoro in Ateneo da quasi trent’anni, compresi un paio d’anni di precariato, sempre nelle Segreterie studenti, prima in Ingegneria e poi in Giurisprudenza e Scienze Politiche, poi Scienze Politiche e ora in Economia, Giurisprudenza e Scienze Politiche; mi piace lavorare col pubblico e rispondo sempre al telefono, che siano colleghi o studenti. Sono attivo da molti anni nella Banca Popolare Etica, in cui ho svolto anche ruoli da dirigente nella struttura associativa, come fare il rappresentante dei soci del Centro Italia; ora svolgo attività solo a livello locale e come formatore dei valutatori sociali della banca. Nel restante tempo libero scrivo giochi e mi occupo di cultura ludica, negli ultimi anni soprattutto di narrative design.