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Oh, comunque poi sono stato eletto (e le cose che ho imparato)

Come ho raccontato, ero candidato al Senato Accademico come rappresentante del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario. È andata bene, e sotto trovate la lettera di ringraziamento, se avete curiosità.

Prima, però, vorrei appuntare qui alcune riflessioni che mi sono venute in mente durante la brevissima campagna elettorale.

Intanto: è molto soddisfacente sentire di far parte di una comunità. Non è che non lo sapessi, ma la chat su WhatsApp della CGIL era molto divertente (e utile), il calore dei colleghi gratificante e le informazioni affluivano in gran numero; la sensazione della comunità dà senso alle cose che si fanno. Non è un’esperienza da poco né una lezione da nulla, per quanto già altre volte imparata.

In questi giorni faccio molti raffronti con l’esperienza di Referente dei soci di Banca Etica per l’Italia centrale, che è certamente l’esperienza di rappresentanza più importante che ho fatto in vita mia; stabilire somiglianze e differenze mi aiuta. Ricordo che quando sono stato eletto a quell’incarico, per molto tempo ho avuto la sensazione di galleggiare sul vuoto: fino a quel momento ero stato responsabile, in Azione Cattolica, di un’organizzazione della quale conoscevo le persone, da prima di essere eletto, conoscevo abbastanza i loro gruppi e associazioni e conoscevo il territorio; da Referente incontravo per la prima volta persone espresse da gruppi che non avevo mai visto proveniente da città dove non ero mai stato.

Qui la sensazione al momento è ancora diversa: incontro colleghi che conosco già, dentro edifici che anch’essi conosco, in una città in cui ho passato tutta la vita, e scopro che però del loro lavoro non so praticamente nulla, anche perché la vita l’ho passata interamente nelle segreterie studenti. Ho cominciato anche a rileggere regolamenti e normativa, perché una cosa è quello che studi con l’occhio alle tue esigenze lavorative e un’altra cosa è quello che devi sapere a seconda delle pratiche che arriveranno in Senato, e scopro di avere degli abissi di ignoranza sconfinati. E poi ho fatto campagna elettorale pochissimo su Teams ma invece girando almeno alcuni uffici e sedi, e i colleghi e le colleghe mi hanno raccontato cose della cui esistenza non avevo il minimo sospetto. Per il momento, tutto sommato, va bene nel senso che studiando e scoprendo di conseguenza mi vengono idee, speriamo che duri.

Parentesi: andare in giro a chiedere il voto è anche una grande lezione di umiltà, e una riflessione sul fatto che mettersi nel mezzo delle cose le fa vedere da altre prospettive; come dicevo l’altro giorno ai vicini di scrivania: «Vi ricordate quando è venuto quel collega che si era candidato al Comune e io sbuffavo? Adesso i compagni della CGIL mi hanno portato in giro anche a me, ben mi sta, così imparo a fare il superiore». Ci sono cose che hanno le loro regole che ti si impongono e le devi rispettare, come che se fai campagna elettorale e hai deciso di metterci la faccia devi anche avere l’umiltà, per esempio, di chiedere; il tema su cui rifletto è quando devi decidere che le regole non vanno rispettate e fare altrimenti, però andare in giro a trovare i colleghi è stata una delle parti migliori di tutto il processo, sono molto contento di averlo fatto e che mi serva di lezione.

Tornando a noi, visto che ho detto del fatto che studiando e scoprendo mi vengono idee, dirò che sto anche riflettendo molto, lo dico sinceramente, sul rischio dell’immaginazione. Mi è capitato di dire fra me e me: «Farò così, dirò così» perché, per abitudine professionale (ehm), tendo a giocare di ruolo preventivamente le situazioni, per poi rendermi conto che al momento sono tute ipotesi, e quindi meglio stare calmini, per non fare come quello della famosa barzelletta:

C’è uno che va dall’amico a chiedergli in prestito la macchina. Lungo la strada si chiede cosa potrebbe rispondere l’amico, che obiezioni potrebbe fargli e cosa potrebbe rispondere lui a sua volta. Man mano si infervora, comincia a discutere con se stesso, si pone altre obiezioni che l’amico potrebbe fargli e si scalda sempre di più.

Infine arriva a casa dell’amico, suona, quello gli apre e lui gli dice: «E sai cosa ti dico? Tienitelo quel rottame della tua macchina, mi fa schifo!»

Nella lettera di candidatura si parlava di schiena dritta e disponibilità a dire di no; basta che sia così, non c’è bisogno di sovraccaricare preventivamente.

Infine, rifletto sulle volpi. Una collega mi ha detto: «In bocca al lupo!» e le ho risposto: «Sono più preoccupato delle volpi…», ma di questo credo racconterò meglio in futuro.

Care colleghe, cari colleghi

voglio ringraziare di cuore tutti coloro che mi hanno votato e sostenuto nelle elezioni dei rappresentati del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario al Senato Accademico: sono risultato il più votato con 190 voti, che mi sembrano un’enormità; sono onorato della vostra fiducia e spero di meritarla col mio impegno futuro.

Grazie ai colleghi e alle colleghe della FLC CGIL che mi hanno proposto di candidarmi e mi hanno sostenuto con forza ed entusiasmo.

Grazie ai colleghi e alle colleghe che mi hanno scritto o telefonato il loro incoraggiamento prima e la loro soddisfazione  dopo; grazie anche a quanti hanno scritto o telefonato a Maria Bonaria dicendo che mi votavano sulla fiducia perché ero suo marito (e grazie quindi a Maria Bonaria).

Grazie ai colleghi che mi hanno accolto con interesse nei miei giri per gli uffici nella settimana scorsa, e grazie anche a quelli che hanno sopportato pazientemente la mia… irruzione.

Non avendo mai partecipato ad altre elezioni, mi sono trovato curiosamente sprovvisto delle conoscenze minime di galateo elettorale; essendo anche un po’ timido (non sembra, ma è così) mi sono chiesto: è meglio se chiedo il voto, a costo di sembrare importuno, oppure non lo chiedo per non importunare e poi la gente si offende (se vuole il mio voto me lo dovrebbe chiedere…)? Nell’incertezza ho fatto un po’ e un po’: grazie a chi mi ha votato senza che glielo avessi chiesto e grazie a chi ha sopportato la mia faccia tosta.

Grazie, infine, a chi ha votato le altre candidate e candidato: mi sono proposto per far crescere la partecipazione e quindi ho il massimo rispetto per chi si è messo in gioco e chi ha votato alle elezioni. Mancano i voti di circa metà dei colleghi: spero che grazie anche al mio impegno questo numero sia più alto alle prossime elezioni.

Il bello inizia adesso (più esattamente con l’adunanza del Senato di luglio), vi chiedo che ci teniamo in contatto, da parte mia c’è la massima disponibilità.

Un abbraccio a tutti e tutte.

Roberto Sedda

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