Ok, ne parlo anch’io
Non è proprio un obbligo, e anzi a voler per forza dire la propria opinione si corre il rischio di essere un po’ pomposi, ma insomma: questo è il blog di un cattolico, quindi parlare di Harry Potter (come pensavo di fare oggi) mentre ovunque si discute delle dimissioni di Benedetto XVI mi è sembrato schivare una responsabilità.
Non pretendo di atteggarmi a maître-à-penser, quindi vi racconto solo come mi sento io. Se qualcuno che passa di qui vuole dirmi come si sente lui, mi farà piacere.
Io l’ho sempre saputo. Cioè, intendo dire…
Non che il Papa si sarebbe dimesso, naturalmente. Ma piuttosto che il Papa si può dimettere: me l’hanno insegnato al catechismo.
Quindi devo dire che non mi sento stupito, o turbato: se una cosa è prevista, almeno in teoria, vuol dire che può avvenire; e il fatto che non succeda da molto tempo non aggiunge granché. Credo che sia per questo che se esamino me stesso mi sento abaastanza tranquillo, e mi sembra di percepire lo stesso atteggiamento nella maggior parte dei cristiani impegnati che conosco: un atteggiamento, devo dire, molto più sereno dell’isteria collettiva dei mezzi di comunicazione di massa.
Forse è questo “grado di separazione” che mi impedisce di appassionarmi alle dietrologie che pure vedo iniziare a imperversare. Il che non vuol dire che dietro la decisione del Papa non possa esserci malattia, sofferenza, scandalo, divisioni nella Curia, in una parola: il “peccato”. Può essere, naturalmente: ma non sono arrivato a quasi cinquant’anni senza sapere che anche nella Chiesa si possa scoprire il peccato. E d’altra parte: è una decisione di grande coraggio, di innovazione, di riconoscimento della propria debolezza, di umiltà? Certamente. Ma anche qui: è una nuova pagina di una storia più grande che la Chiesa vive da duemila anni.
Mi sento insomma molto sereno: credo che una buona coscienza ecclesiale depositi anche questo momento, come tutti quelli che la Chiesa vive, nella fiducia nei disegni dello Spirito Santo. È in questo senso, per esempio, che mi è piaciuto un commento di don Alberto Pistolesi: io non mi sarei forse spinto a definire il papato di Benedetto XVII “intensissimo e luminoso”, ma è il senso spirituale generale che condivido (ed un po’ anche il senso dell’articolo su ultimotriennio).
Adesso, per favore non incominciamo
Se trovo salda, per il momento, la mia comunità cristiana, non è che la decisione di Benedetto XVI non si presti a strumentalizzazioni, che possono alla lunga creare sconcerto. Negli ultimi anni spesso il dibattito interno alla Chiesa è stato, in realtà, eterodiretto: sotto temi religiosi si sono celate tensioni politiche, insicurezze personali e di gruppo riguardanti il rapporto con la modernità, e mille altre cose. Se adesso (per dire) il temuto Pontifex se ne uscisse con proclami di fedeltà al Papa dimissionario senza se e senza ma, o se da qualche altra parte si inneggiasse alla possibilità di riprendere il filo della fedeltà al Concilio interrotta da questo Papa (a-hem) o insomma si cogliesse l’occasione per riposizionarsi politicamente e promuovere le proprie posizioni di parte… si sarebbe persa un’occasione buona per tacere. Quindi spero veramente nel salto di qualità nella riflessione sulla Chiesa e il suo rapporto col mondo, dentro e fuori della comunità ecclesiale.
Il calcio dell’asino
Un altro atteggiamento, speculare, che mi infastidisce un po’ sono quelli che hanno già iniziato a dire che loro Ratzinger non l’hanno mai sopportato, che ha fatto questo e quello prima e dopo di diventare Papa, e mettiamo bene le cose in chiaro e i puntini sulle i. È un’ansia da regolamento di conti degna di miglior causa, speculare probabilmente all’atteggiamento di chi si spenderà in lodi sperticate, ma è anche vero che Ratzinger compie un gesto di cui palesemnte di assume direttamente rtutte le responsabilità. Poi per carità ognuno può avere la propria opinione, però mi pare che questo è un momento di passaggio ecclesiale, in cui concentrasi sulla figura personale di Ratzinger porta fuori strada: ci sarà tmepo con calma per fare un bilancio del suo papato: affrettarsi ora a farsi contare fra quelli che esultano per la liberazione assomiglia un po’ al calcio dell’asino della fiaba di Fedro, appunto.
Per prima cosa volevo scriverti che L’ho letto…
Ho difficoltà a esprimermi in merito e odio l’ostentazione di prendere una posizione a tutti i costi…
Odio la televisione che blatera per blaterare però… posso dirti che anche a me la notizia mi ha lasciato serena. Commento che ritenevo scontato….ma adesso capisco che non è banale come pensavo.
Detto questo ritengo gli ulteriori commenti un po superflui…
Ti faccio i miei complimenti per il blog.
Giovanna Flore
Ciao Giovanna, intanto grazie dei complimenti. Per il resto mi pare che siamo d’accordo…