Videogame?
L’altra sera, preparandomi per l’incontro di Iglesias su Impariamo a stare in rete (sugli stessi temi di un altro già fatto a Cagliari), mi sono imbattuto in questo sito:
Ha una grafica fantastica. Sembra un videogame. In realtà è il sito ufficiale del Dipartimento di polizia di Milwaukee (visitatelo, è interessante).
Lascio a ognuno le sue riflessioni: io noto solo due cose.
La prima è il grado di propaganda: altissimo. Si riesce in maniera obiettivamente elegante a fare pubblicità al capo della polizia (è lui il tizio con l’aria simpatica qui a fianco che compare più volte, perfino mentre passa a rapporto le truppe), trasmettere l’idea che i poliziotti di Milwaukee sono poco meno fighi di Tom Cruise, però anche amichevoli come persone della porta accanto, e infine a fare il tutto rispettando tutti i requisiti del politicamente corretto. Un bel risultato, direi.
La seconda: forse vi ricordate di quando ho tradotto un articolo sulle povere pedine della guerra alla droga. Non conosco direttamente la policy di Milwaukee e dello Stato del Wisconsin in materia di informatori, ma in generale riporto quel che era scritto in quell’articolo:
In molti quartieri urbani con una forte presenza di polizia l’ondata anti-IC ha preso forme più virulente: «Ferma le spiate» o «I pentiti vengono feriti» sono slogan abituali (la seconda frase era intraducibile letteralmente: «Snitches get stitches», con un gioco di parole fra snitch, spia, e stitch, punto per chiudere le ferite, NdRufus). La polizia ha reagito con la contro-propaganda, destinata sia a sostenere i propri IC che i normali testimoni (a Baltimora lo slogan ufficiale è: «Continua a parlare»).
L’aggressiva campagna di comunicazione di Milwaukee rischia di far passare in secondo piano la dimensione molto concreta degli effetti che questa propaganda ha, sui territori e sulle persone più deboli e indifese, e in parte segnala anche una difficoltà: perché quando la polizia ha bisogno di promuoversi in questo modo, vuol dire che il consenso di cui gode non è altissimo.
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