Abiti rossi e ombrelli bianchi
La mia amica Laura Todde, che è un artista nell’animo, ha postato su Facebook quest’immagine, che mi ha subito intrigato moltissimo.
È veramente bello: mi chiedevo chi fosse l’autore ma Laura non lo sapeva, così mi son messo a cercarlo sul web.
Potenza di Google, scopro che si tratta di Andre Kohn, nato nel 1972. Insomma: un po’ ci sono rimasto male, perché fare l’impressionista negli anni 2000 non è come essere stato un impressionista vero, però continua a piacermi.
Ecco, forse se sul suo sito ci fosse un minimo di enfasi in meno mi piacerebbe anche di più.
Ma quello che mi ha divertito è il fatto che, mettendo su Google “girl red dress white umbrella”, sono saltati fuori una serie di altri quadri di Kohn tutti basati sulla stesso gioco cromatico e sullo stesso studio di inquadratura (cliccate sui quadri per ingrandirli, si apprezzano meglio i particolari e le differenze).
Mi è capitato qualche volta di visitare studi di pittori, e notare che quegli oggetti, qualche volta famosissimi, che entravano nelle loro composizioni erano oggetti molto quotidiani: la bottiglia dal collo lungo o il vaso fatto in una certa maniera che ricorrono in tutti i quadri scelti certo per una qualche affinità estetica ma anche perché… quello c’era in casa.
Allo stesso modo mi sono chiesto se questo gioco di bianchi e rossi viene a Kohn dal fatto, banale, che in casa l’unico ombrello che aveva era bianco (versione più romantica: l’unico abito lungo trovato in casa era quello lungo rosso, abbandonato da una sua ex amante ). Insomma: crude necessità e costrizioni al posto dell’ispirazione artistica.
Dopotutto, io sono un fabbricante di storie, perciò facilmente inseguo questi pensieri.
Nel caso specifico questo quadro (secondo me molto bello) dovrebbe dimostrare che mi sbaglio: è proprio un lavoro di ricerca! A domani.