Ancora vivi?
Wikipedia contro i servizi segreti francesi
Wikipedia, si sa, sceglie sempre l’understatement. Della controversia che l’ha opposta ai servizi segreti francesi, nella pagina dedicata a questi ultimi scrive:
Le 4 avril 2013, plusieurs fonctionnaires de la DCRI convoquent un administrateur bénévole de Wikipédia et, le menaçant d’une garde à vue et de poursuites judiciaires, le forcent à supprimer l’article sur la station hertzienne militaire de Pierre-sur-Haute présent depuis plusieurs années sur l’encyclopédie en ligne arguant du fait qu’il contiendrait des informations classifiées. L’opération est médiatisée et aboutit au résultat inverse à celui souhaité.
Trovo fantastica l’espressione: l’operazione si impone all’attenzione dei mezzi di comunicazione e giunge a un risultato opposto a quello cercato per descrivere quello che invece è un fiasco comunicativo impressionante (nonché un insieme di abusi, comportamenti dotati di una base legale discutibile e parecchio altro).
La storia, in breve, è questa: su Wikipedia francese è presente dal 2009 una pagina dedicata a una installazione militare che è una stazione radio e (forse) anche altro. Pochi mesi fa i servizi contattano Wikipedia per chiedere la rimozione della pagina, sulla base del fatto che contiene informazioni riservate legate alla sicurezza nazionale. I responsabili di Wikipedia reagiscono secondo le proprie regole (chi ha avuto a che fare con la comunità sa che lì le regole sono tutto) e chiedono una dichiarazione ufficiale per rimuovere la pagina: altrimenti chiunque potrebbe ottenere la cancellazione di informazioni sgradite.
Già a questo punto la questione è evidentemente gestita male: perché se si tratta di una base segreta, non si può dichiararlo ufficialmente, ma è a questo punto che i funzionari incaricati danno il meglio di sé. Convocano un editor di Wikipedia, uno noto perché aveva prestato la sua faccia alle abituali raccolte fondi dell’organizzazione, ma che non aveva nulla a che fare con la pagina incriminata, come se fosse il referente nazionale dei wikipediani, e lo obbligano, dietro minaccia di arresto, a usare le sue chiavi di accesso per cancellare la pagina.
Prescindiamo dal fatto che la cosa sembra più consona a un regime di polizia che alla culla della democrazia europea. Risultato? La pagina viene rimessa in linea in poche ore da altri operatori (e in ogni caso è sempre stata disponibile, attraverso la cache di Google e di altri motori di ricerca), Wikipedia grida alla censura e alla violenza e, siccome prendersela con Wikipedia è, nella sensibilità della rete, come prendersela con Madre Teresa, la notizia fa il giro del mondo come fuoco nella paglia; quindi tutti vanno a vedersi la pagina incriminata, che da voce semisconosciuta diventa una delle più cliccate al mondo, generando esattamente tutta quella attenzione che si voleva evitare. Una debacle: che se viene sommata ai risultati di comunicazione – diciamo: poliziotti non solo autoritari ma anche così ignoranti della rete da apparire ridicoli – diventa un disastro impressionante.
L’ultima vittoria?
Giustamente i commentatori si sono concentrati sull’incredibile leggerezza dei funzionari incaricati del caso, i quali palesemente nel 2013 non solo non sapevano cosa fosse realmente Wikipedia, ma non erano neanche in grado di procurarsi uno straccio di consulente che glielo spiegasse.
Quello che a me sembra interessante rilevare è che, in questo caso come in molti altri recenti, Wikipedia ha ormai raggiunto un grado di visibilità tale che chi ha interesse a manipolare o gestire la realtà deve farci i conti: ma nel caso del DCRI come in altri ancora non si sa bene come fare. Mi chiedo fino a quando durerà: paradossalmente fiaschi come questi sono, per i censori e i manipolatori occasioni di apprendimento e avvicinano il controllo della rete da parte dei poteri forti, se la comunità della libera circolazione delle informazioni non misurerà le proprie forze con attenzione in vista di altri attacchi molto più biechi futuri.