Quella mano sulla culla
Come ho raccontato altrove seguo con piacere Patrick Rothfuss, l’autore de Il nome del vento e La paura dell’uomo saggio.
Come autore ho qualche volta delle perplessità su di lui, ma Rothfuss è un personaggio notevole, il suo blog è una lettura stimolante e la sua personalità esuberante attrae un seguito ampio (me compreso) che condivide con lui passioni, idiosincrasie, le cronache delle avventure e disavventure che perseguitano un autore famoso in giro per convention e, ogni tanto, veniamo anche immersi in squarci di vita familiare.
Una di queste occasioni è capitata recentemente e mi sembra interessante da raccontare, non tanto per quanto riguarda Rothfuss stesso, che diventa un pretesto, quanto per quel che dice degli USA, l’idea di sicurezza di quella società (e della nostra) e varie altre cose che ogni tanto tornano su questo blog.
Dunque, il 15 maggio il buon Patrick posta sul suo profilo Facebook un annuncio personale, la ricerca di una baby sitter:
Un annuncio abbastanza semplice: saperci fare coi bambini, residenza nell’area dove vive la famiglia, l’abilità con le marionette (un interesse di Rothfuss, che probabilmente ci gioca col figlio) è un elemento di forza.
Dal punto di vista dell’efficacia dell’avviso, Rothfuss ha fatto la mossa giusta: due o tre offerte apparentemente ragionevoli emergono subito. Per esempio
Insomma: salta fuori una famiglia che vive vicino a quella di Rothfuss, ha relazioni in comune, è conosciuta di vista, svolge attività di volontariato dove le fa anche lo scrittore, e la figlia di questi tizi fa la baby sitter. Direi che ci siamo.
Non proprio, secondo i fan (i più anglofoni di voi avranno già notato l’ultimo paragrafo della risposta).
Naturalmente è arrivato anche un po’ di sano sfottò: Rothfuss avrà postato l’annuncio anche per far comunella coi lettori in questo senso e si sente rispondere cose come: «E come ci paghi? Rivelando in anticipo come finisce la trilogia?», oppure c’è chi preferirebbe fare da baby sitter a Patrick in persona, non al figlio Oot. Ma i più anglofoni fra voi avranno già notato, per la seconda volta, un riferimento (qui ironico) a un possibile aspetto sinistro dei fan dello scrittore, che potrebbero usare questa occasione per infiltrarsi in casa sotto falsa identità.
E questa è stata la risposta predominante dei lettori della pagina Facebook: vi posto qui sotto un po’ di esempi:
Insomma, presumibilmente Steven Points pullula di stalker che non aspettano altro che di mascherarsi da innocenti baby sitter adolescenti per penetrare nell’intimità dello scrittore che adorano da lontano. Tanto più quando questo scrittore è un bambinone ingenuo, che per fortuna ci sono i suoi fan buoni che, come cavalieri Jedi, lo proteggono dai fan che si sono votati alla metà oscura, suggerendogli il giusto modo di reclutare le baby sitter e preavvisandolo di ogni pericolo.
Potenza di Stephen King? Il male oscuro si annida davvero nella provincia americana? La società mediatica genera mostri che dall’interno divorano i suoi esponenti più in vista? Come minimo uno prima di prendersi una baby sitter deve farla controllare dall’autorità giudiziaria, anzi in Inghilterra la procedura è così assodata da avere un nome proprio, controllo CRB.
Oppure ci si può affidare ad agenzie specializzate che svolgono questi compiti per noi e selezionano accuratamente il personale (incidentalmente, è commovente come i cavalieri Jed… ehm, i fan “buoni” si sbattano per difendere Rothfuss e gli cerchino anche su Google un’agenzia vicino a casa, supponendo evidentemente che lui, sebbene possieda un profilo su Facebook, ignori del tutto il significato della finestrella “ricerca” in alto a destra nel suo browser.
Secondo certi neanche il controllo delle qualifiche è sufficiente, tanto sono esperti manipolatori gli stalker. Occorre osservare a lungo come si comportano nei dintorni dei bambini: ooops, stiamo dicendo che serve un periodo di prova? Caspita, una novità mai sentita prima. Son problemi, certo.
Vi lascio con la sconsolata constatazione di Kevin Wiley: «È pieno di spostati, là fuori». Verissimo. Molti fanno i cavalieri Jedi e difendono i loro scrittori preferiti.
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