Un antico gemellaggio
Preparando gli inviti per l’incontro con Ugo Biggeri domani alla MEM (17.30, non mancate!!) è saltata fuori una mia vecchia mail ai soci dell’Area Centro a proposito di un gemellaggio con i soci francesi della NEF (Nouvelle Economie fraternelle, la banca etica francese). La ripropongo così, perché ci sono cose divertenti: è più o meno del 2009 (il che spiega i giuramenti sulla testa dei figli, cosa della quale forse ci siamo dimenticati), nel frattempo un pezzo di Banca Etica europea si è fatta con gli spagnoli e coi francesi no, ma il gemellaggio mi ricorda che… ci sono anche loro.
vi scrivo per raccontarvi della visita che abbiamo ricevuto in Sardegna di un gruppo di soci francesi della NEF (una roba nota nel dialetto locale come “gemellaggio” e nel gergo della mia famiglia “il massacro”). Mi è sembrato opportuno raccontarvela sia perché la nostra esperienza può essere utile per altri gemellaggi transfrontalieri, transalpini o finanche transatlantici (che vi consiglio fortemente di organizzare anche voi), sia perché per me è stata l’occasione per riflettere su alcuni temi della vita della Banca a cui non avevo forse mai dato troppa attenzione.
Ho voluto tenere il tono di questa relazione, come dire? “creativo”. Le due bottiglie di Bordeaux portate dai nostri ospiti e che fino a ieri stavano nella mia cantina non c’entrano per nulla. Lo giuro. Lo giuro sulla testa dei miei figli.
L’occasione
Fino a dicembre scorso tutto quello che sapevo del socio medio della NEF era una definizione di Mario Cavani: “Della gente con un cuore grande così”. Ci sono probabilmente complimenti migliori, ma adesso non me ne vengono in mente tanti, e perciò diciamo che sono sempre stato ben disposto verso la NEF: il fatto che vivano dove si produce il Bordeaux, il Bourgogne e il Beaujolais (che poi mi chiedo: perché tutti con la “B”?) era un fatto puramente accessorio. Lo giuro.
Non so se sapete che a Cagliari stiamo sperimentando la possibilità di attività di microcredito/microfinanza che usino la metodologia dei Club di risparmiatori etico-solidali “CIGALES”, un’esperienza che in Francia ha ormai trent’anni. Lavorando quindi con un francese delle Cigales, ci è venuto in mente di chiedergli se conoscesse soci della NEF della sua città (che, incidentalmente, era Parigi) e di proporre uno scambio di visite: noi a Parigi e loro a Cagliari.
Il tutto proposto con molta umiltà, no? perché Parigi è sempre Parigi e Cagliari una città provinciale di una regione priva di grandi attrattive artistiche e culturali, giusto? Hmmmm, magari non avevamo considerato il mare, i nuraghi, il mare, il porcetto, il mare…
Mah, prima di andare avanti a raccontarvi come è andata finire, è tempo della prima importante
Regola di Sedda sui gemellaggi
“Se nasce, nasce in maniera casuale”voglio dire, se siamo riusciti a organizzare il gemellaggio noi, che siamo separati dalla Francia non solo dalle Alpi ma anche dal mare, possono farlo tutti, no? Non ci sarà nella vostra città un contatto con la Francia apparentemente estemporaneo (tramite l’Università, un progetto europeo che aveva partner francesi, una realtà dell’economia sociale che si è affacciata oltre confine nel passato, una relazione politica, un parente, un amico, un importatore di vini…)? Se c’è, probabilmente sarete in grado di organizzare il gemellaggio. Per mia esperienza, il contatto attivato otterrà risposte entusiastiche. Anche se non avete il mare.
Certo, non mi sembra impossibile che per esempio l’area socio-culturale di Banca Etica e un qualche ufficio soci della NEF metta su un database di circoscrizioni francesi e italiane disposte a scambiarsi visite (anzi, per certi aspetti mi domando se non ci si è già pensato e se sono io l’ignorante); oppure, alla pre-Assemblea dei coordinatori a Roma con Salviato si era proposto, come ricorderete, di far partecipare i soci alle famose commissioni miste di lavoro in vista della Banca Etica Europea – bene, una di queste potrebbe proporsi proprio questo tipo di lavoro, fra gli altri…
… ma io suggerirei che uno degli aspetti qualificanti di qualunque gemellaggio è la relazione diretta fra due realtà di base, per cui direi che anche se l’input venisse da una commissione o ufficio centrale, poi sarebbe bene che il gemellaggio camminasse con le sue gambe.
L’accordo
I contenuti del gemellaggio, dal punto di vista organizzativo, erano abbastanza semplici: alloggio degli ospiti presso famiglie dei soci; trasporto locale a carico di chi ospita, viaggio a carico di chi è ospitato; pasti a carico di chi ospita se si mangia a casa; se invece si va da qualche parte, ognuno si paga il suo. È un accordo che ha funzionato perfettamente. Se qualche incallito materialista è interessato ai costi effettivi, complessivamente direi che, avendo fatto i biglietti con largo anticipo con RyanAir, i nostri ospiti hanno speso una ottantina di euro per il viaggio (andata e ritorno), diciotto euro per un pranzo in una struttura ricettiva al mare gestita da nostri soci e clienti e una decina di euro per un pranzo al mare ai chioschetti della spiaggia il giorno successivo. I costi del GIT sono stati praticamente nulli, quelli di chi ha ospitato minimi – un piatto di minestra per cena, un po’ di pane raffermo per colazione (non proprio, come potete immaginare!!).
Dal punto di vista culturale e politico, invece, fin dai primi contatti ci siamo assicurati reciprocamente di condividere l’idea che la futura Banca Etica Europa sarà, prima di tutto, una banca delle persone; e perciò la cornice comune era quella di volersi incontrare e condividere i nostri vissuti e le nostre realtà per dare sostanza all’idea della Banca, altrimenti solo “tecnica” o “economica”.
In realtà, se questa era l’idea comune enunciata in peno accordo, la percezione di che cosa questo volesse dire in concreto era abbastanza diversa fra le due parti, come racconterò dopo. Qui però basti dire che ci siamo resi conto abbastanza presto che ciascuno dei due gruppi intendeva delle cose diverse… e abbiamo deciso di fregarcene. Anzi, è il momento di enunciare una nuova regola
Regola dei documenti preparatori
“Se fossimo uguali, che senso avrebbe incontrarci?”Sapete quelle volte che uno vi dice qualcosa, voi non capite, lui ve lo rispiega e voi continuate a non capire? Qualcosa del genere è successo abbastanza preso nella enunciazione degli obiettivi del gemellaggio che ricevevamo dalla Francia – la sensazione di non afferrare del tutto tutte le aspettative, le idee, gli obiettivi dell’altra parte. Piuttosto che chiedere ulteriori spiegazioni, o mettere i puntini sulle “i”, abbiamo preferito andare avanti, pensando che si trattasse di problemi di linguaggio o di esperienze diverse e che quando ci fossimo incontrati faccia a faccia tutto sarebbe andato a posto; altrimenti, abbiamo avuto la percezione che avremmo passato il tempo a discutere, senza fare. Col senno di poi, posso dire che abbiamo avuto ragione a giocare la scommessa in questo modo.
Non voglio dire che non sia importante condividere gli obiettivi: voglio dire che, essendo le siutuazioni di partenza differenti, rimarrà sempre un grado di indeterminatezza. Pazienza… ci sono cose peggiori nella vita.
La preparazione
Decidere la data è stata la cosa più difficile – in assoluto. Va bene, la prima data proposta era il giorno del matrimonio di mia sorella. Capita, che sfortuna.
La seconda data proposta è stata ritirata direttamente dai francesi per problemi loro. La terza, la quarta e la quinta per varie coincidenze. Alla fine, come si può immaginare, la data definitiva si è rivelata più scomoda e scelta peggio di diverse delle altre che erano state scartate.
Anche la logistica dei posti letto si è rivelata abbastanza impegnativa: il gruppo previsto degli ospiti non era numerossisimo (tredici persone, sette di Nancy e sei di Parigi), ma diversi soci anziani vivono in case piccole e non possono ospitare, diversi soci giovani vivono coi genitori e non possono ospitare, le socie donne non volevano ospitare uomini, diversi soci vivono in periferia e utilizzare le loro case faceva aumentare i tempi di spostamento, qualche socio non era a Cagliari quei giorni, qualcuno si sposava… c’è stato un momento in cui abbiamo avuto chiaramente l’idea di avere presunto troppo dalle nostre forze. In particolare, suggerisco caldamente di indicare in anticipo un numero massimo di persone che potete ospitare. In ogni caso, abbiamo mantenuto fino alla fine la scelta di ospitare solo nelle case dei soci, senza ricorrere a parenti, amici o altro.
Per il resto, la preparazione ha comportato, per noi, semplicemente la redazione di un calendario di attività, che comprendeva tre tipi di momenti:
. visita a realtà socie e finanziate da Banca Etica
. momenti assembleari di discussione e confronto
. momenti turistici, mare e così viaI francesi in realtà hanno fatto un cammino preparatorio molto più “serio”, con studio di documenti sulla Banca Etica europea, riunioni preparatorie e così via, ed è stato lì che ci siamo resi conto della differenza di impostazione.
Se per noi, infatti, si trattava di dare la possibilità ai nostri ospiti di conoscere noi e la nostra realtà – sotto tutti i punti di vista, compreso il funzionamento concreto di Banca Etica nel nostro territorio, però rimanendo elgati sempre al livello locale, per loro invece si trattava, oltre a questo, di discutere concretamente di tutte le scelte, politiche, operative, della futura Banca Etica Europa, come in un esercizio di “democrazia dal basso”.
Pochi giorni prima della visita, esasperato, ho detto al nostro corrispondente francese: «Senti, se volete discutere di questo, andate a Padova e parlate con Salviato!». È chiaro che alcune cose erano completamente fuori della esperienza (e anche dell’interesse) del socio medio locale di Cagliari; è chiaro che non si poteva decidere a Cagliari, con un gruppo di soci totalmente casuale, se si deve fare la Banca Etica Europa oppure no… in realtà però trovo che in realtà l’atteggiamento dei francesi aveva la sua motivazione e che era perfettamente legittimo… e che anzi forse segnalava un deficit di volontà di partecipazione da parte nostra: perché, vivaddio, se non si decide (avete letto bene, ho detto “decide”, non “discute”) delle scelte della Banca fra soci, dove altro?
In ogni caso, ho avuto la sensazione, perlomeno dal lato francese, che questo tipo di esercizio di democrazia, o di autorganizzazione dei soci, che prendono, partono, si incontrano e discutono della Banca Etica Europa come piace a loro non sia del tutto indolore rispetto alle strutture dirigenziali, che possono sentirsi scavalcate. Lo dico anche per il fatto che, per esempio, poiché i soci del gruppo di Nancy si sono portati dietro il marito di una che non è socio NEF ma solo simpatizzante, mi è stato chiesto di mettere per iscritto che da parte italiana autorizzavamo la sua partecipazione; cosa che ho doverosamente fatto, con una mail lunga e articolata, trovando però tutto il fatto abbastanza curioso… diciamo che ho avuto la sensazione che il gemellaggio abbia fatto inarcare qualche sopracciglio, ma poiché è solo una sensazione non ne parlerò affatto (sono una volpe, io!).
I lavori
Due del gruppo di Parigi hanno perso l’aereo e non sono arrivati. Con gli altri siamo stati insieme, la scorsa settimana, venerdì pomeriggio, tutto il sabato e la domenica (qualcuno del gruppo di Parigi è partito domenica pomeriggio, tutti gli altri lunedì mattina).
Venerdì abbiamo fatto una passeggiata per Cagliari, per fargli vedere la città. Durante il percorso abbiamo visitato brevemente o indicato alcune realtà finanziate dalla Banca; a metà del percorso abbiamo praticamente requisito un bar e incontrato l’amministratore delegato di una società socia e cliente della Banca che si occupa di fotovoltaico in maniera molto interessante. Per cena, festa con i soci e gli ospiti nella mia terrazza – luogo di cui tutti parlano come un luogo di delizie e che anche ai francesi è piaciuta molto.
Sabato siamo andati a cinquanta chilometri da Cagliari, al Villaggio Carovana, una struttura ricettiva in una località turistica al mare che si occupa di turismo responsabile e in particolare di attività turistiche “accessibili”, nostra socia e a cui abbiamo finanziato un impianto fotovoltaico. L’incontro coi responsabili della cooperativa ci ha dato l’occasione di parlare di Banca Etica e delle reti di turismo responsabile locali, mentre il resto della giornata è stato dedicato all’incontro col Banchiere ambulante della Sardegna, un incontro che ci era stato chiesto insistentemente.
Castiadas ha una delle spiagge più belle della Sardegna, e ci saremmo sentiti mortificati se non fossimo riusciti a portare il gruppo dei francesi al mare, ma devo dire che è stata una bella lotta fra la spiaggia e il banchiere ambulante… vinta dalla spiaggia ai tempi supplementari, il che ha voluto dire un ritorno a Cagliari in piena notte, troppo stanchi anche per la prevista pizzata comune.
Domenica abbiamo visitato un asilo biologico finanziato dalla Banca, un incontro molto interessante e inaspettatamente controverso (sapevate che in Francia i letti dei bambini devono essere alti almeno 25 cm? E come ci permettiamo in Italia di farli più bassi?!). Accovacciati fra uno scivolo e una sedietta per bambini, abbiamo discusso della governance della futura Banca Etica Europa. Al termine, autobus per la spiaggia di Cagliari, occupazione napoleonica di un chioschetto a bordo mare, pranzo e rilassamento in spiaggia. A sera, era previsto un bis nella mia terrazza, ma il freddo maestrale ci ha ricacciato all’interno, dove la mia ricetta segreta di pasta alle zucchine e bottarga ha sugellato degnamente la visita. A mia mamma, capitata per caso, non è parso vero di poter sfoggiare il suo francese, con tanta maestria da essere invitata immediatamente a venire anche lei a Parigi alla visita di ritorno.
Alcune considerazioni finali
Beh, naturalmente qualunque incontro con l’altro comporta la capacità e la necessità di riconsiderare i propri parametri e i propri pregiudizi. Anche banalmente: l’omone di Nancy, dai fluenti capelli bianchi tenuti indietro da un codino, coi tatuaggi sbiaditi e la maglietta anarchica, non è un ex milite della Legione Straniera né il cugino di Jean Gabin: tu non l’avresti immaginato mai, ma lavorava in Banca e si è iscritto alla NEF per protestare contro la prima guerra del Golfo. Insomma, il gemellaggio è prima di tutto un esercizio di ginnastica mentale che tiene giovani e svegli.
Va su questa linea l’aver capito certe cose del vissuto dei nostri amici francesi che non avevamo mai immaginato: per esempio il senso di disagio, direi di lutto, per il fatto che col nuovo nome della Banca Etica Europa si perda quel tema della “fraternità” che è parte integrante del loro nome e della loro identità attuale; una sofferenza vera, autentica e inaspettata. In qualche modo la sensazione che sia la punta di un iceberg, e che ci sia in qualche modo il timore di essere “conquistati” – lo dico in altro modo: io avevo sempre pensato che Banca Etica Europa fosse una “espansione” di Banca Etica – poi si poteva essere d’accordo o meno, ma non mi ero mai messo nei panni di coloro che si trovano a essere “oggetto” dell’espansione. Per questo capisco certe asprezze emerse soprattutto nella discussione della domenica, come: “Voi italiani dite…”, “Voi italiani volete che…” rimproverando ai soci di Cagliari cose immagino dette in ben altri contesti dalla dirigenza della Banca Etica durante le varie trattative.
L’altra idea che mi sono fatto, per la nostra piccolissima esperienza, è che mentre in Italia il dibattito sulla Banca Etica Europa mi pare sostanzialmente fermo, in Francia è attualissimo è anche molto acceso. Per questo i gemellaggi mi sembrano interessanti: perché mi sono reso conto che coi nostri poveri mezzi (la mia terrazza e le zucchine, il mare, la grinta dei ragazzi dell’asilo o l’allegro casino del Villaggio Carovana, la dedizione del Banchiere ambulante) abbiamo allisciato più di una penna arruffata; se questo sforzo fosse moltiplicato, io credo che ci sarebbero molti benefici nel dibattito in Francia e in Italia si avrebbe l’occasione di tornare sul progetto Banca Etica Europa da una prospettiva diversa.
Infine, ho riflettuto molto in questi giorni sul tema della “gratificazione” che la vita della Banca può dare a soci e clienti. Ho cominciato a pensarci quando mia moglie (che di solito, come sapete, è quella in famiglia che di Banca Etica ci capisce veramente) alla fine della giornata di sabato mi ha detto: “Oggi è stata una giornata indimenticabile” – io ero stato tutto il giorno troppo in tensione per godermela a sufficienza, ma guardando i soci e le persone delle varie realtà finanziate mi sono reso conto che ciascuno sentiva di godere di un privilegio: compreso il fatto di potere spiegare il proprio progetto imprenditoriale a persone competenti venute da così lontano e sinceramente interessate. Oppure la possibilità di andare in Francia e incontrare altri che fanno cose simili alle tue – nel biologico, nel turismo responsabile, nelle energie rinnovabili, è un “benefit” che nessuna altra Banca può offrire, e che da senso a termini che usiamo spesso come “coprogettazione”. È per questo che stiamo pensando, oltre ai posti ovviamente riservati per chi ha messo a disposizione la casa, di portare in Francia soprattutto i nuovi soci e le realtà che sono diventate socie in quanto clienti.
Insomma, è stata una bellissima esperienza, che ripeterei volentieri – dopo almeno una settimana di sonno ininterrotto!