Educazione sentimentale sulla linea 30
Ieri sull’autobus si siedono dietro di me quattro ragazzini, massimo diciassette anni, due maschi e due femmine. Li chiameremo lo Svelto, la Ragazza , l’Amica e il Mediatore. Sono ragazzini un po’ grezzi, un po’ da quartiere popolare, e parlano a voce alta in modo tale che tutto il pullman li ascolti. Anche la gente sul marciapiede, volendo.
Siccome l’autobus non parte scendono a fumare una sigaretta e una signora sui cinquant’anni, sveltissima, gli occupa il posto; quelli risalgono ma non si seccano. Il risultato è che alla fine si accampano tutti assieme.
Proprio mentre l’autobus sta partendo l’Amica, che è benintenzionata, indica un ragazzo fermo sul marciapiede di piazza Matteotti e chiede alla Ragazza: «Ma non è Carlo, quello?».
Il semplice: «Si» di risposta in realtà veicola intere enciclopedie di significati, fra i quali: «Si ma vorrei non vederlo», «Si, ma non ne voglio parlare» e: «Potesse morire ammazzato» non sono quelli meno importanti.
L’Amica, che è benintenzionata ma anche curiosa, allora chiede: «Ma non state più insieme?».
La Ragazza fa: «No, perché mi ha messo le corna». L’Amica, che è curiosa ma anche benintenzionata, fa: «Oddio!» (proprio così, come un romanzo ottocentesco), e poi: «Ma l’hai mollato?».
«Si, ma lui adesso ci sta riprovando. Vuole che lo perdoni».
L’Amica, che è soprattutto benintenzionata e appare sinceramente preoccupata, vorrebbe proseguire il discorso con: «E tu ci sei stata molto male?», ma a questo punto si inserisce il Mediatore che chiede: «E tu lo perdoni? Se te lo chiede…».
Prima che la Ragazza possa rispondere lo Svelto dice: «Eh, voi ragazze siete così severe. Li dovete perdonare, i ragazzi», e contemporaneamente la signora che si è seduta con loro si inserisce: «Non bisogna perdonarli, mai!».
Il Mediatore è un po’ perplesso, perché fa fatica a conciliare opinioni differenti. Apre e chiude la bocca un paio di volte. Intanto l’Amica, che è molto benintenzionata ma anche curiosa, è seccata perché altri si sono inseriti e lei non può fare il terzo grado alla Ragazza come vorrebbe.
Alla fine il Mediatore risolve il problema salomonicamente. «Quando si sta con una ragazza», dice, «bisogna vedere se è per divertirsi o per fare sul serio. Se fai sul serio non le devi mettere le corna».
Tutti si dicono d’accordo.
Lo Svelto precisa: «Eh, io l’ho sempre chiarito, a tutte le ragazze che mi sono fatto, che era solo per divertirsi». Diciassette anni. Si rilassa sul sedile: «Del resto ai miei tempi mi sono divertito molto, me ne sono fatte tante».
Ai suoi tempi. Diciassette anni.
La signora, comunque, non demorde, tanto che alla fine l’Amica, che su qualcuno deve esercitare l’arte di essere curiosa e benintenzionata, è costretta a chiedere: «Ma a lei, signora, le hanno mai messo le corna?». «Eh, purtroppo si».
Occhi sbarrati dell’Amica e del Mediatore. La Ragazza guarda Carlo sul marciapiede, in lontananza.
Il Mediatore: «E non ha perdonato?».
«MAI!».
Lo Svelto però segue un’altra linea di pensieri: «Ma lei a lui gliele ha mai messe le corna?».
«No».
«Ma storie per divertirsi ne ha avute?».
«Beh, da sposata no, però poi ho divorziato e ho avuto delle relazioni, certo».
«Per divertirsi?».
«Beh, insomma, relazioni…».
Lo Svelto fa cenno di si, come chi ha avuto una conferma.
«Ma non adesso, giusto? Adesso è vecchia!».