Gli Illusionauti
Sono stato ieri sera a vedere Gli Illusionauti, spettacolo teatrale che al Lazzaretto di Sant’Elia conclude la navigazione estiva dei Teatridimare della compagnia Çàjka.
Sono da tempo un estimatore dei lavori di Francesco Origo e della sua compagnia: ho trovato questo Gli Illusionauti più ambizioso, forse troppo ambizioso, degli spettacoli precedenti: tenta di trarre un bilancio dell’esperienza dei teatri estivi raggiunti navigando a vela, come la compagnia fa ogni estate da molti anni, e vi mischia una riflessione sul senso dell’essere teatranti in un momento in cui ci si confronta con le nuove tecnologie – il rapporto messo in scena è quello fra teatro e cinema muto all’inizio del ‘900 – ci sono anche alcuni intermezzi filmati gustosi. E naturalmente fa da sfondo a tutto questo il mare, politropo come Ulisse e custode di leggende e storie senza pari. Molta carne al fuoco, e uno sviluppo forse un po’ tirato via che alla conclusione lascia lo spettatore un po’ perplesso – come? tutto qui? – ma mi sono abbastanza divertito.
Per chi è interessato si replica oggi, al Lazzaretto alle 21. Il biglietto è 12 euro.
Approfitto per una variazione gastronomica. Sono diventato un fan della compagnia Çàjka quattro o cinque anni fa, quando vidi il loro spettacolo Gastromachia, durante il quale cucinavano in diretta per il pubblico la
Zuppa di lenticchie alla campidanese
e questo mi sembra un buon momento per condividere la ricetta, così come vene descritta nello spettacolo.
Ingredienti (per un pubblico di 400 persone – per meno scalare appropriatamente):
- olio d’oliva,
- un mazzo di sedano, tritato,
- una scivedda (chiamasi in sardo “scivedda” un’ampio ciotolone, come quello in cui si serve la pasta) di carote a rondelle,
- sei belle cipolle, tritate,
- una testa d’aglio, tritato,
- un guanciale o una pancetta, tagliato a dadini,
- due ampie scivedde di lenticchie (una di lenticchie decorticate arancioni e una di lenticchie non decorticate), precedentemente ammollate in acqua per dodici ore,
- sale, pepe, peperoncino,
- circa quindici litri d’acqua,
- mezza bottiglia di vino bianco.
- alcuni chili di pistoccu o altro pane casereccio per servire
Far appassire in un tegame capace l’aglio e le cipolle nell’olio. Quando sono dorati, versare le carote e il sedano, senza mescolare, e quindi la pancetta a dadini (dice il cuoco, nello spettacolo: fare un sontuoso letto con le cipolle, su cui si adagi leggera la carota per accogliere il suo signore, il lussurioso porco).
Alzare la fiamma, sfumare con metà del vino e versare le lenticchie con sale, pepe e peperoncino.
Mescolare bene e versare l’acqua. Quando arriva a bollitura versare il resto del vino.
La ricetta è finita qui, ma prevede a metà della cottura (direi una mezz’ora di sobbollitura in totale per le lenticchie) l’aggiunta di sale e peperoncino per regolare il gusto a piacere.
L’acqua deve essere abbondante, la zuppa alla fine resta quasi una minestra, molto brodosa, in cui si inzuppa piacevolmente il pistoccu. Occhio: non troppo allungata, altrimenti il brodo non ha sapore.