Nervi saldi
Io in questi giorni non avrei molta voglia di scrivere, o vorrei parlare di Shakespeare, Pennac o regate al cinema con la mente sgombra. Siccome non ho la mente sgombra, non scrivo.
Sono anche irritato dalla retorica patriottarda, ma diversamente da questa estate non mi sembra il caso di discuterne adesso: se lo sforzo di aiuto e solidarietà si nutre di cose tipo «ce la possiamo fare perché siamo sardi» e di fiocchi neri sui quattro mori va bene. Non vuol dire nulla ma va bene. L’importante è che ci si aiuti, e siccome sta funzionando tanto, va bene..
Però una cosa vorei dirla: nervi saldi.
Ci sono gerarchie di cose più o meno importanti. Prendersela con Laura Comi, per dire, non è importante. Sono minchiate, scusate il francesismo, quelle che ha detto lei e anche le polemiche contro di lei. Domani ce ne saremo già dimenticati. Non vale la pena. E lo stesso vale per tutto il rumore di fondo del genere.
Perché oltretutto in questo rumore di fondo poi si infilano pure gli sciacalli, quelli che ci vogliono marciare, quelli che vogliono far dimenticare le loro responsabilità, quelli che giocano a scaricabarile, quelli che vi vedono l’occasione per fare andare avanti la campagna elettorale. Non mi pare il caso di dargli altre munizioni, ecco.
Se si discute, discutiamo delle cose di fondo.
Cambiare classe politica, quello è l’importante.
Anzi: cambiare classe dirigente, direi.
Anzi: cambiare modello di sviluppo e di vita, ecco.