Acqua bene comune
Il prossimo 12 giugno si terrà una importante consultazione referendaria che prevede, fra gli altri, anche due quesiti sulla gestione delle risorse idriche.
Sulla questione si è espressa anche la Presidenza nazionale di Azione Cattolica, con una dichiarazione che potete leggere qui.
Il gruppo diocesano “La Pira” ha prodotto in materia un dossier a uso dei gruppi parrocchiali di AC (ma utilizzabile da chiunque) che contiene materiali di lavoro per percorsi formativi di diverso taglio: oltre a un articolo specifico sul referendum (di Vania Statzu), infatti, vi si trova una raccolta di dichiarazioni recenti sull’acqua di autorevoli esponenti della comunità ecclesiale come pure una inquadratura biblica e una biblico-liturgica sul tema dell’acqua (di Alessandro Maggi e don Fabio Trudu rispettivamente), ed anche inquadrature dell’argomento dal punto di vista socio-economico o dell’utilizzo quotidiano. In più il dossier contiene un fornito apparato bibliografico, l’indicazione di diversi siti internet per approfondire ulteriormente l’argomento e una bella scheda (di Valentina Origa e Giuseppe Pilleri) con diversi suggerimenti di film e documentari da proiettare in gruppo per chi volesse fare un percorso di approfondimento audiovisivo.
Dato che due dei redattori di ultimotriennio (compreso me stesso) sono anche fra i curatori della raccolta ci è sembrato che commentare la notizia come redazione del blog avrebbe avuto un tono di artificiosità, e perciò abbiamo preferito lasciare a un articolo a firma singola (la mia) la valutazione dell’iniziativa.
Tra le tante cose possibili da dire, io vorrei concentrarmi sulle lezioni che da questa nostra esperienza possono derivare per i gruppi di Azione Cattolica. Si tratta probabilemte di cose note e stranote, ma sono comunque i pensieri che ho maturato personalmente a partire da questo lavoro e mi fa piacere condividerli.
Prima lezione: è possibile fare cose “grandi” anche da “piccoli”
Lo dico senza falsa modestia: secondo me il dossier è molto buono. Mi è capitato in questo periodo di controllare opuscoli e materiali prodotti da altri soggetti, come per esempio questo diffuso dalla rivista Altreconomia: trovo il nostro certamente più completo (anche senza considerare il materiale più specificamente ecclesiale) e anche più equilibrato.
Gli autori che hanno collaborato al nostro dossier sono, in alcuni casi, noti a livello nazionale, come l’economista Luigino Bruni e Ugo Biggeri, Presidente della Banca Etica, e in tutti i casi estremamente competenti, come è facile vedere dai loro contributi.
Eppure il gruppo “La Pira” non è fatto di persone speciali o particolarmente preparate, e non è neppure molto numeroso. Il fatto che siamo riusciti a ottenere questo risultato, per noi importante, è un segnale che mi sembra utile evidenziare ai nostri gruppi che talvolta credo si scoraggino perché si è in pochi, mancano le energie e così via.
Seconda lezione: le relazioni
Se il gruppo “La Pira” ha potuto fare il dossier è perché ha avuto la possibilità attingere a una vasta rete di relazioni costruite negli anni. In un modo o nell’altro tutte le persone che hanno contribuito al dossier sono nostre vecchie conoscenze, con cui abbiamo già collaborato in passato e con cui c’è una relazione reciproca di stima e amicizia.
Qui la lezione, secondo me, è duplice: da una parte tutti abbiamo delle relazioni, conoscenze dei componenti del gruppo, rapporti di lavoro o professionali o magari di parentela o di vicinato che possono essere trasferiti dentro le attività dell’Azione Cattolica: per esempio Giuseppe Puddu, l’esperto ambientale che firma l’introduzione generale sul tema dell’acqua, è il figlio di una socia del gruppo e nostro vecchio amico. Forse noi siamo semplicemente più allenati a riconoscere la rete di relazioni in cui siamo inseriti, ma ogni gruppo parrocchiale sicuramente dispone di risorse simili, secondo la misura delle sue attività.
D’altra parte questo tesoro di relazioni occorre volerlo mettere a frutto, in maniera non strumentale ovviamente, e avere la volontà di farlo crescere. Le collaborazioni vanno cercate, la fiducia va data e ricambiata, le amicizie coltivate. Per noi la rete si estende sulla città, per un gruppo parrocchiale forse sarà più caratterizzata nel territorio, ma il discorso non cambia: occorre mettersi in gioco. Io comunque sono convinto che non c’è altro modo di lavorare, per un gruppo di Azione Cattolica, che secondo questo stile.
Terza lezione: occorre compromettersi nella vita delle persone
Il successo di un gruppo di Azione Cattolica non si misura certamente sul numero di dossier che produce, ma dal cammino spirituale che fa fare ai suoi componenti e dalla capacità di esprimere vivacità pastorale.
Però tutto si tiene: non si può approfondire la propria vita spirituale, far crescere le relazioni e collaborare alla diffusione del Vangelo in una dimensione di chiusura autoreferenziale. Per tante persone di nostra consocenza, la scadenza referendaria era importante… dunque non poteva che esserlo anche per noi.
È la lezione del Concilio:
le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo.
Per noi essere cristiani credibili nei confronti di queste persone vuol dire condividere anche i problemi politici e sociali dei quali si interessano. È chiaro che per noi l’obiettivo è il Regno di Dio, non l’acqua pubblica, ma la prima cosa non è in alternativa all’altra, ma le dà sostanza.
È questo, credo, un punto cruciale della vita di tanti gruppi di AC, in particolare giovani e adulti, e il grande rischio connesso alla ripetizione routinaria di attività formative che finiscono per costruire gruppi e comunità del tutto autoreferenziali. La soluzione non sarà certamente mettersi a produrre dossier e documenti politico-sociali a tutto spiano, ma decidere di stare nella storia delle proprie comunità quello decisamente si.
Un ruolo importante in questo dovrebbe averlo il Consiglio diocesano, almeno con qualche attività di indirizzo o di stimolo. Le elezioni comunali di Cagliari sono passate senza colpo ferire, senza una riflessione o un confronto su programmi e proposte per la città: per i referendum un’attività quanto meno di studio, data anche la presenza del dossier, non sarebbe difficile da organizzare e sarebbe, secondo me, auspicabile.
Pubblicato il 31 maggio 2011 su ultimotriennio.