Elezioni: quell’onda che viene e che va
Mi dice un amico: «Sai, Tizio si candida con noi».
«E chi sarebbe?». »Uno che prima era uno importante di un altro partito».
«Uhm», dico. E lui: «Piuttosto, hai sentito di Caio?».
«No, chi è?». «Uno che prima era nel partito tale e adesso è andato nel partito talaltro perché voleva andare in un altro partito ancora ma lì non ha trovato posto».
Ci siamo capiti. La cosa più impressionante di questi giorni sono le transumanze di grandi masse di personale politico che si spostano in mandrie compatte alla ricerca di pascoli elettorali migliori.
La prova migliore della trasformazione della politica nel miglior senso trasformistico ottocentesco: potentati locali che si combinano e ricombinano a piacimento, liquidi che riempiono tutti gli interstizi del recipiente politico. Un fenomeno che attraversa, se non tutti i partiti, almeno tutti gli schieramenti.
Un’onda di marea che viene e che va, e che alla fine depone delicatamente i detriti ognuno al suo posto, nelle liste elettorali.
L’importante per i potenziali consiglieri regionali è pensare positivo: c’è posto per tutti. Avanti un altro.
Chiedo scusa a Lorenzo che sicuramente con la sua canzone intendeva altro.
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