Il destino di Icaro
Sono tre citazioni sparse, che mi ripeto mentre penso cosa farò al seggio ma soprattutto descrivono ciò che penso di questa campagna elettorale. Ognuno può trovarci il senso che crede.
La prima è la poesia di Brecht che anche altrove ho già citato:
Questo voglio dir loro
Mi chiedevo: perché parlare con loro?
Comprano il sapere per venderlo.
Vogliono sentire dove c’è sapere a buon mercato
da vendere a caro prezzo. Perché
dovrebbero voler sapere ciò che
parla contro la compra e la vendita?Vogliono vincere,
contro la vittoria non vogliono saper nulla.
Non vogliono essere oppressi,
vogliono opprimere.
Non vogliono il progresso,
vogliono il vantaggio.Sono obbedienti a chiunque
prometta loro il comando.
Si sacrificano affinché
resti la pietra sacrificale.Che devo dir loro, pensavo. Questo
voglio dir loro, pensavo. Questo
voglio dir loro, decisi.
In secondo luogo l’incipit di un bel racconto di Gibson:
Johnny Mnemonico
Tutto il contrario del mio stile abituale, ma era proprio questo il mio scopo: se ti credono rozzo, fai il raffinato; se ti credono raffinato, mostrati rozzo. Io sono molto raffinato. Perciò decisi di sembrare il più rozzo possibile. Di questi tempi, poi, uno deve essere piuttosto raffinato prima di poter anche aspirare alla grossolanità.
Ma quello che penso veramente è una battuta che sta in Malcolm X, all’inizio del punto in cui il film e la vicenda che racconta cominciano ad andare verso il disastro finale. Malcolm dice alla moglie:
Malcolm X
We had the best organization that black people ever had and niggers ruined it
«Avevamo la migliore organizzazione che le persone di colore abbiano mai avuto e i negri l’hanno rovinata» dove “negri” dal contesto del film è quella parte degli oppressi che hanno adottato modi di pensare, valori e visione del mondo degli oppressori bianchi e, chiusi nel perseguimento dei loro interessi di bottega, dei loro piccoli egoismi, delle loro lotte per il potere hanno contribuito a far naufragare la lotta più grande (e Malcolm X, nella narrazione del film, pagherà con la vita il rifiuto di piegarsi alle piccinerie e la volontà di continuare a indicare una cura più alta).
In questa campagna elettorale, devo dire, ho imparato che piccoli egoismi, interessi di bottega, conflitti di interesse e lotte sanguinose per minuscole rendite di posizione in Sardegna, come nel resto d’Italia, abbondano. Ma il tema prima ancora che politico o strategico è culturale: è una questione di testa e di cuore prima che di scelte di appartenenza, e ho imparato che, al contrario delle dichiarazioni e delle identità formali, ci sono un sacco di insospettabili che sono berlusconiani non nell’abito ma nell’anima, dalemiani di stretta osservanza senza mai essere stati nel PD, dipendentisti nel cuore mentre si proclamano tutto il contrario.
Non è stata una bella scoperta, devo dire.