Perché io avrei fatto diversamente la terna per il Presidente diocesano dell’Azione Cattolica
Anche se ultimamente sono molto defilato seguo sempre con interesse le vicende dell’Azione Cattolica diocesana, l’associazione nella quale mi sono formato e in cui ancora mi onoro di militare.
Pochi giorni fa è stato completamente rinnovato il Consiglio diocesano dell’AC e lunedì scorso è stata eletta la terna fra cui il Vecovo sceglierà il Presidente diocesano per il prossimo triennio. Oggi, mentre mi lavavo le mani per pranzo (vedi che penso all’AC in tutti i momenti) mi è venuto improvvisamente in mente che io avrei eletto altre tre persone, cioè avrei fatto la terna diversamente.
Non è un giudizio sulle persone che sono state elette, nel senso che non vadano bene, piuttosto è il fatto che avrei usato criteri differenti. Mi spiego: l’associazione è da tempo in crisi, la sua importanza pastorale è molto ridimensionata e la sua capacità di incidere sulle vicende politiche e sociali praticamente nulla – non voglio riaprire la pagina di ultimotriennio, dove queste cose sono state spiegate e rispiegate, ma è così, c’è poco da fare. Però ci sono delle associazioni parrocchiali che mostrano vitalità, e soprattutto che dimostrano di avere un’idea di che ruolo giocare nel proprio contesto ecclesiale e sociale: San Lucifero, il Carmine di Assemini, S. Elena a Quartu (certamente altre che adesso non mi vengono in mente).
Sarebbe stato interessante inserire nella terna qualche esponente di queste parrocchie: vuol dire anche, in qualche modo, premiare i risultati, mostrare di avere capito che in queste situazioni c’è un gruppetto di responsabili parrocchiali e di soci che ha deciso di giocarsela fino in fondo e di non stare fermi ad aspettare il domani. Invece tutte e tre le persone inserite nella terna vengono da associazioni parrocchiali che, senza voler essere ingenerosi, languono da tempo o sono addirittura sull’orlo dell’estinzione. Sicuramente saranno persone con esperienza e delle doti proprie, però personalmente avrei preferito qualcuno, appunto, espressione di una maggiore vitalità associativa di base, e anche espressione di una dimensione comunitaria, non persone scelte guardando esclusivamente al profilo individuale.
Giusto il mio contributo alla discussione, eh!