Una breve nota sul dibattito sul turismo cagliaritano
Mi capita spesso di ascoltare in macchina la rubrica My Cagliari, che Radio X dedica all’esperienza degli studenti Erasmus a Cagliari. In cinque brevi minuti viene chiesto a uno studente straniero ogni volta diverso di dare un voto e un parere su Cagliari, la sua mobilità, i servizi turistici, il cibo, la vita notturna, l’Università e diverse altre cose.
È già interessante che la maggior parte delle risposte sia positiva: spiaggia, cibo e clima sono un importante punto d’appoggio, ma è meno scontato rispetto alla percezione comune dei cagliaritani che la città sia generalmente considerata molto pulita, per esempio, o che vengano lodati i parchi cittadini, considerato che solo recentemente l’abitudine a vivere intensamente questi spazi urbani si è diffusa nella popolazione. Ci sono ovviamente alcuni problemi ricorrenti, soprattutto la carenza di piste ciclabili e di trasporti notturni e le scarse abilità linguistiche in uffici pubblici e altrove, e in fondo già da un sondaggio estemporaneo come questo si potrebbe impostare un ragionamento su come migliorare l’offerta turistica cittadina.
Secondo me la cose più interessante, però, è la risposta alla domanda su come si comportano i cagliaritani con gli studenti stranieri. Contrariamente a una diffusa precomprensione sul fatto che siamo maleducati, ostili e in generale poco portati al rapporto con lo straniero, si sente spesso questi studenti dire che i cagliaritani sono “gentili”, “molto disponibili ad aiutare” e “generosi”.
Anche considerando che una parte degli intervistati sono studentesse dell’Europa orientale e settentrionale, verso le quali almeno una quota della popolazione maschile è presumibilmente ben disposta in partenza, a me sembra un dato straordinario. Interessantissimo. Lo lego a un altro elemento ricorrente, l’uso frequente dell’aggettivo “tranquillo”. Cagliari è una città tranquilla, i cagliaritani sono tranquilli, la vita in città tranquilla. È un termine che ha molti significati, ma normalmente nelle interviste indica il fatto che la città e i suoi abitanti non sono stressanti, non sono ostili, non creano nello studente straniero un carico di preoccupazioni, ma al contrario inducono a una vita rilassante (e infatti spesso al posto di “tranquillo” qualche studente dice che i cagliaritani sono “rilassati”).
Cosa penso che voglia dire? Che siccome alla fine anche gli studenti che lamentano che i trasporti non sono abbastanza frequenti o che i musei sono chiusi o che la biblioteca della facoltà è un po’ antiquata danno un giudizio molto positivo dell’esperienza complessiva di permanenza in città, vuol dire che la gentilezza dei cagliaritani è una risorsa al pari dei panorami, del buon cibo e del mare, direi perfino una risorsa strategica, tanto più importante in quanto esiste poca consapevolezza della sua esistenza e perciò potrebbe diventare ancora più importante.
Ecco, se dovessi fare un piano turistico per la città certamente offrirei più circolari notturne e piste ciclabili. E farei corsi almeno di inglese per tutti i dipendenti pubblici. Ma poi non mi preoccuperei particolarmente di far aprire i ristoranti anche nel giorno di chiusura o di tante altre cose che sono frequenti nel dibattito sulle politiche turistiche cittadine. Piuttosto investirei sulla cordialità dei cagliaritani. Su una città dai ritmi di vita rilassati. Sul favorire la gentilezza dei rapporti umani.
Dopotutto anche al sindaco, a quanto dicono, piace il mojito.
Oltre a quella di far aprire i ristoranti nel giorno di chiusura io ho sentito anche quella di far aprire i negozi alla Domenica, e secondo me tutte e due sono legate all’idea che una delle poche attivita’ possibili negli spazi pubblici sia il vendere e comprare. Ad ogni modo l’apertura domenicale dei negozi creerebbe nervosismo, sempre secondo me: ci si puo’ riposare veramente bene quando attorno anche gli altri si riposano.
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