Gare familiari (un gioco per conoscere la Sardegna)
L’altro giorno mia mamma, subito dopo pranzo, ha cavato dalla borsa un bigliettino e ha annunciato: «Mi sono preparata», e ha guardato fisso Alberto, mio cognato, con aria di sfida.
Alberto, toscano dalla battuta pronta, quando non è impegnato a mettere a segno devastanti attacchi all’autostima familiare (la sua ultima teoria? la derivazione della famiglia Sedda-Delitala da una qualche stirpe circense, perché non è credibile che tutte le nostre peripezie e circonvoluzioni non abbiano origine genetica; per lo stesso motivo ultimamente durante il pranzo l’ho colto canticchiare di soppiatto la classica sigletta dei giocolieri tat-ta-tara tarat-tat-tara) ha da tempo una famosa passione per i nomi dei paesi sardi e ne colleziona i più belli.
Non lo fa con un senso di superiorità: provenendo da una regione dove ci sono località come Femminamorta o Paperino non potrebbe essere diversamente. Ma come ad altri continentali gli piacciono quei nomi dei comuni sardi che sono… tipici e magari un po’ difficili da dire, come Noragugume, Maracalagonis, Boroneddu, Gonnosfanadiga o Donigala Fenughedu.
Dice mia mamma: «Non è vera conoscenza, la sua: scommetto che non sa il nome di nemmeno metà dei comuni della Sardegna che iniziano, poniamo, per “O”». E siccome siamo una famiglia che evidentemente si dedica alle cose serie (tat-ta-tara tarat-tat-tara) mia mamma si è cercata da qualche parte tutti i suddetti nomi, se li è segnati e al momento buono zac! ha sfoderato il foglietto, colpo a sorpresa (tat-ta-tara tarat-tat-tara).
Però adesso ditemi voi, o indigeni saldi nella vostra identità sarda: sapreste elencare in pochi minuti almeno metà di questi nomi? Vi aiuto: in tutto sono ventisei (per la cronaca, mia mamma ne aveva trovati diciotto e Alberto ne ha individuati una quindicina, con mia sorella che suggeriva spudoratamente ed io che facevo sabotaggio sussurrando: «Otranto! Ostuni! Ollivud!», ed ha anche acquisito un nuovo “pezzo” per la sua collezione: Ollastra Simaxis (quindi coraggio: ve ne restano solo venticinque).
Per gli amanti delle classificazioni sistematiche dei giochi: ovviamente siamo nel campo delle varianti dei giochi sul tipo de È arrivato un bastimento. Tradizionalmente è considerato un gioco da bambini (o al massimo da preadolescenti) ma la limitazione a parole con una determinata iniziale e anche appartenenti a una determinata categoria lo rende più impegnativo e interessante: ovviamente va giocato non con una suocera che fa l’inquisitrice e un genero che fa la vittima (tat-ta-tara tarat-tat-tara) ma a giro, con ogni partecipante che deve dire un nuovo nome non ancora scoperto o ricevere una penalità. Se come penalità mettete un bicchierino di fil’e ferru la serata potrebbe finire in maniera… interessante.