Valutare l’operato del sindaco Massimo Zedda e della giunta? E quindi…
Ho ricevuto da diversi su Facebook l’invito a rispondere on line a un questionario che valuti l’operato del centrosinistra alla guida di Cagliari più o meno alla scadenza di metà mandato.
Iniziativa lodevole anche se la presenza ricorrente nelle varie pagine in cui è diviso il questionario di riassunti di ciò che la giunta ha fatto, argomento per argomento, fa scivolare l’iniziativa più verso le strategie di comunicazione che verso l’apertura alla partecipazione dei cittadini
La prima domanda è secca: Secondo te, negli ultimi anni, con la giunta Zedda, c’è stato un cambiamento tangibile in città?
Orpo, ho pensato, certo che sì.
La seconda domanda chiede di precisare se il cambiamento è positivo. Giusto, perché in effetti poteva essere anche il contrario, non ci avevo pensato. Si, certo.
Andiamo avanti.
La terza elenca una serie di iniziative: a quali hai partecipato?
Guarda che caso strano, a nessuna. Ho un brivido di premonizione.
Un’azione della Giunta Zedda di cui sei orgoglioso?
Non me ne viene in mente nessuna entro i primi dieci secondi. Preoccupante.
Ci penso ancora. Niente.
Forse il fatto che il Comune adesso porta il Gonfalone al 25 aprile. Un po’ poco. Il taglio della auto blu? Però è di due anni fa. Insomma: non granché perché uno possa gridare: oh Capitano! Mio Capitano!
Trovato: il CTM. Però funzionava bene anche da prima. La metro leggera. I trasporti verso Elmas. Cose forse avviate da prima ma comunque perseguite con determinazione. Va bene. Però ci ho dovuto pensare. Parecchio.
Invece alla domanda successiva, cose che non condividi, mi vengono in mente (subito!) diverse cose. La gestione imbarazzante della vicenda del Teatro Lirico, di getto. La mancata partenza della differenziata porta a porta più volte annunciata, un’altra. Dell’Anfiteatro non ci sono notizie. Anche ammettendo che altri infortuni, come la questione Poetto o lo stadio, dipendano (anche) dal sabotaggio di altri enti o da vincoli esterni ai quali non si poteva sfuggire il bilancio non è, a una valutazione istintiva, esaltante. Mettiamo poi che sia solo io che rimango perplesso rispetto alle politiche culturali per Cagliari capitale europea della cultura, forse però non sono solo io a trovare le politiche sociali di taglio un po’ tradizionale, statiche. E sono sicuro che pensandoci un po’ altre magagne, di minore importanza, salterebbero fuori.
Uhm.
Sono in imbarazzo: questo cambiamento positivo come faccio a giustificarlo?
Poi comincia una parte del questionario più centrata su singoli macroargomenti. Per esempio:
Cagliari efficiente e trasparente
Il comune di Cagliari vuole diventare un’amministrazione al servizio del cittadino: è giunto il momento che ognuno sia sempre più parte attiva del processo di amministrazione locale. Per questo:
- trasmette in streaming tutte le sedute del Consiglio Comunale
- pubblica tempestivamente atti e informazioni relative agli amministratori
- ha iniziato a riprogettare il sito internet istituzionale
- pubblica i dati del bilancio in formato opendata
- ha avviato la possibilità di registrarsi al sito del comune per usufruire di alcuni servizi online (istanze online, prenotazione appuntamenti, richiesta certificati, permessi ZTL, portale del creditore, etc)
- ha creato un front office del servizio edilizia privata
- per la prima volta ha iniziato a effettuare una seria valutazione dei dirigenti basata su parametri anche comportamentali nei confronti dei lavoratori e dei cittadini.
Allora: in un bilancio di cose fatte, “ha iniziato a…” non si dovrebbe mai scrivere. Mai. O una cosa è fatta o non è fatta. Se non è fatta non va in bilancio. Tanto più che sul sito istituzionale, per esempio, ci vado spesso ed è veramente di difficoltosa navigazione, oggi, quindi a me cittadino tutto questo inizio non risolve i problemi. E se perciò togliamo le cose solo annunciate ne partono già via due su sette (il servizio online per gli utenti registrati obiettivamente almeno in parte funziona).
Poi c’è il front office del servizio edilizia privata.
A-ah. Quest’anno ho terminato una pratica edilizia che è durata tre anni. Tre anni.
Direte: chissà cosa dovevi fare.
Mettere una pergola nel terrazzo, mica costruire l’Empire State Building. Certo, in una zona in cui c’è il vincolo paesaggistico (la Basilica), il vincolo cimiteriale (sappiatelo: esiste!) e quello archeologico. Maaaa… tre anni? E soprattutto: perché mi chiedono più e più volte documenti sempre nuovi? Tutta colpa del mio architetto? Anche ammettendolo, sono un impiegato pubblico anch’io, alla terza raccomandata avrei voluto chiedergli: ma voi la pratica la guardate a pezzi? Esaminare tutto il fascicolo una volta sola non fa?
Solo che, mi dice l’architetto, c’è il front office quindi non puoi prendere, alzarti e andare a chiedere spiegazioni domani mattina, come avrei voluto fare io. Devi registrarti al sito e prendere appuntamento. Dopodiché nel frattempo ti si calmano i bollori e con rassegnazione ti prepari i documenti richiesti e aspetti la raccomandata successiva.
L’ultima volta dice che serve una firma, mia e di mia madre, quindi andiamo noi di persona al famoso front office. Con l’appuntamento.
E l’impiegato, peraltro gentilissimo, timidamente dice che non ha la pratica. Gli dovevano portare il fascicolo dal back office ieri, per le pratiche di stamattina, ma non l’hanno fatto. Aspettiamo mezz’ora, poi lui si attacca al telefono e fa un cazziatone a chissà chi. Dopo un altro po’ arriva un’impiegata con le pratiche: i precari, spiega, fanno sempre casino con l’archivio e non si capiva dove avevano messo le pratiche e non sapevano di doverle portare oggi e meno male che lei sa dove mettere le mani. E finalmente, firmiamo. Un’ora, con l’appuntamento, per due firme.
Ecco, io non metterei il front office e soprattutto il servizio edilizia privata fra i migliori risultati del Comune. Nemmeno fra i risultati, ecco.
Già. E mi viene in mente: sono il presidente di una piccolissima associazione culturale. Partecipiamo a un bando per contributi. Non è prevista scadenza di gestione del procedimento amministrativo. A dir la verità, non è indicato neanche il responsabile del procedimento.
Dopo qualche mese, perplesso, chiamo la dirigente che immagino si occupi della cosa: ho paura di essermi perso la graduatoria sul sito (quello che hanno iniziato a rivedere). Mi dice no problem, che hanno tanto lavoro per altre cose e che magari, se tutto va come deve, il mese prossimo vedranno anche di esaminare le varie proposte presentate.
Aspetteremo le graduatorie altri tre mesi.
E parliamo di una dirigente universalmente stimata e senz’altro brava. Sono curioso insomma di vedere man mano queste famose valutazioni.
E quel che rimane, a questo punto, è grosso modo lo streaming, l’opendata e poco altro. Diciamo che siamo più forti sul lato trasparenza che su quello efficienza.
E un po’ il problema è tutto lì, credo. Ci sono elencate nel prosieguo del questionario alcune cose davvero buone, parecchie cose puramente annunciate, due o tre vaccate e moltissime attività di cui non si vede traccia. Di queste ultime alcune magari dipendono dal fatto che se non sei direttamente interessato puoi non rendertene conto, ma molte altre sembrano essere soprattutto nell’occhio di chi guarda: non è che non ci sono, ma chi le fa e ci mette impegno non ha la stessa percezione della loro utilità e del loro risultato che ne ha l’utente finale.
Come il famoso front office, o come le cose che l’assessore annunciava alla Marina un anno fa e che francamente non sembrano essersi verificate. Però c’è stata l’ordinanza sulla vendita di alcolici. Quel che sembra è cioè che non si sia riusciti a cambiare politica sociale, ma che si sia preferito mettere un coperchio sulla pentola. Probabilmente il disagio degli abitanti della Marina è diminuito, però… non si è fatta una diversa politica. Non si è amministrato. Perlomeno: non molto.
E quindi, per una amministrazione che ho votato e che ancora stimo, visto che ho detto che ha cambiato in meglio la città, ho messo una marea di voti bassi. Curioso, no?
Secondo me, dal mio minuscolo punto d’osservazione, non è un buon segnale: perché non essere riusciti a fare le cose è ovviamente un problema, ma non avere sulle cose fatte la stessa percezione dell’utente finale è sicuramente esiziale.
Ecco, lo volevo dire. L’ho detto.
Ci sentiamo fra due anni.
Ah no. Un’altra cosa.
In realtà, c’è una cosa che nel questionario non c’è.
È il bene pubblico.
Come credo molti altri cittadini ho scelto questa amministrazione perché avevo la sensazione che la cura dell’interesse pubblico, contrapposta al perseguimento degli interessi privati e allo sfruttamento della città, delle posizioni di potere, delle amicizie e delle consorterie, avesse raggiunto un livello critico.
Mi sembra che la nuova amministrazione abbia invertito la tendenza e quindi che l’aria in città sia cambiata e mi rendo conto che, quando ho risposto alla prima risposta del questionario, a questo stavo pensando e questo continuo a riconoscere.
Finché non decideranno di costruire a Su Stangioni, ovviamente. Ma questo non c’entra, per il momento.
Solo che questa inversione di tendenza nel questionario non c’è. Secondo me poteva esserci.
Mi correggo: doveva esserci.
Non che bilanci del tutto le cose non fatte o fatte male, eh.
Intervento ripreso (bontà loro) su Sardegna Oggi
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