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I link della settimana

Credo che questo sarà il primo e unico articolo di questo genere sul sito. Dapprima avevo l’idea di pubblicare, ogni fine settimana, il riassunto dei link e segnalazioni che faccio sulla rete, su Facebook principalmente. Scrivendo l’articolo mi sono reso conto che è una roba di una noia mortale e, anche se per me ha una certa utilità, infliggerlo all’esterno non ha molto senso; d’ora in poi quindi credo che queste segnalazioni le farò con un singolo articolo per ciascuna, se meritano, oppure ne terrò conto per i fatti miei senza disturbare voi.

D’altra parte ormai l’articolo era fatto, e quindi tanto valeva, ehm, pubblicarlo. Quindi: pronti? Andiamo a incominciare.

Cinema

Per quanto riguarda il cinema ho rilanciato una recensione di Lee Marshall su La bella addormentata di Bellocchio. Dato che non ho visto il film (e non credo che lo vedrò mai, avendo deciso di abbandonare Bellocchio dopo l’orrido L’ora di religione) rilanciare una recensione al buio fa parte delle Cose Che Non Si Dovrebbero Fare Mai, però insomma, ormai l’ho fatto.

Libri

Per gli amanti della fantascienza italiana il progetto Liber Liber mette a libera disposizione i libri di Massimo Mongai in formato elettronico. Memorie di un cuoco d’astronave non era male e questa può essere l’occasione per chi non lo conosce di avvicinarsi a questo autore.

Giochi

In campo ludico ho condiviso una segnalazione di Andrea Angiolino, con un articolo (in inglese) sul plagiarismo fra autori di giochi. L’autore, che dice cose condivisibili, è un certo Daniel Cook. Andrea, che è l’autore del fortunato Wings of Glory, ha aggiunto un suo commento che in parte rovescia la mia (e penso la vostra) comprensione dell’articolo!

Riassumo l’antefatto: un certo Andy Moore gioca a Wings of War al Penny Arcade Expo, o PAX. Subito dopo progetta un videogame intitolato Steambirds con similitudini nella pianificazione, nel movimento, nel combattimento, nel sistema di danni. La grafica è di un certo Daniel Cook. Nessun riconoscimento a Wings of War. Qualche mese fa è uscito Steam Pirates, assai simile a Steambirds: all’improvviso, Daniel Cook è diventato paladino dell’immoralità del plagio. Senza nulla togliere alla validità di quello che dice…

Se qualcuno è interessato al tema del plagio nel design dei giochi, può leggersi anche lo scambio fra Andrea Angiolino e Cook nei vari commenti all’articolo. Per il momento non è ancora scorso il sangue, ma certo il team di Andy Moore e Daniel Cook non ci fa una gran figura.

Strange Days

Wired è sempre molto attento ai temi del copyright: che YouTube abbia bloccato i video della convention democratica tratti dallo streaming che YouTube stesso aveva curato e che in realtà era di proprietà dei democratici, un po’ fa ridere e un po’ fa piangere. Più cyberpunk la notizia di un uomo che cammina con protesi guidate direttamente dal cervello.

In controtendenza sembrerebbe un articolo dello Huffington Post che riporta in risultati di uno studio (condotto negli USA) da cui risulterebbe che i social network hanno scarsa influenza sulla determinazione degli orientamenti politici degli elettori. Prima che si sparga il panico nel Movimento Cinque Stelle e si proceda al licenzamento di Casaleggio, segnalo che a me i dati non sembrano così poco significativi: almeno un quarto degli intervistati forma la propria opinione su un social network, il che vuol dire che un’attività mirata sulle piazze virtuali può contribuire a creare massa critica o spostare, forse, gruppi di margine che facciano la differenza nel conto finale. Forse: l’effetto è maggiore fra i democratici che fra i repubblicani (e probabilmente differenze simili si registrano per fasce d’età e condizione sociale), il che suggerisce che altri mezzi di orientamento dell’opinione pubblica reggono ancora e sono di maggiore importanza. Comunque mi sono incuruiosito: chi vuole il set di dati completo lo trova qui.

In rete

Ultimo ma non per importanza un buon articolo sulle flames in rete e i modi scorretti di gestire la comunicazione, che ricorda il vecchio ma sempre caro “manuale del sabotatore di gruppo” di Boris Gertz (ne trovate una versione al termine di questo manuale). Una bella rassegna dei modi scorretti di discutere in rete… ma non un manuale per difendersi dai troll come ha sostenuto in maniera incomprensibile Giovanna Cosenza sul suo blog. Che l’abbia rilanciato senza leggerlo? O forse ci sarebbe un discorso da fare sui troll, ma questa, come diceva Ende, è un’altra storia e sarà raccontata un’altra volta.

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4 pensieri riguardo “I link della settimana

  • No, mi scusi: io ho letto molto bene il pezzo di Annamaria Testa su Nuovo e utile e l’ho anche discusso con la stessa signora Testa. Temo sia invece lei a aver letto troppo frettolosamente (e dunque a non aver capito) il modo in cui ho ripreso la questione sul mio blog.

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  • Ok, prendo atto della sua risposta, il che porta direttamente alla seconda possiblità: bisognerebbe fare un discorso sul trolling.
    Il punto centrale del suo articolo, che ammetto di avere sottovalutato, mi pare questo (lo cito per comodità reciproca):
    Un difetto della voce di Wikipedia è che vede il troll come un soggetto consapevole e intenzionale, addirittura strategico. In realtà lo è solo in certi casi; al contrario molti troll (la maggior parte?) non sono affatto così coscienti come chi li subisce può essere tentato/a di immaginarli, ma trollano semplicemente perché un bel giorno hanno cominciato a farlo e hanno constatato che in questo modo riescono a ottenere attenzione e addirittura «diventare famosi» in una o più comunità. Un’attenzione e una fama negativa – per quanto ristrette alla piccola comunità di un blog o a una manciata di profili Facebook – sono sempre meglio di niente, in un mondo sempre più ossessionato dai quindici minuti di celebrità di cui parlava Warhol. Specie se il troll è una persona isolata, frustrata e magari affetta da forme di sociopatia o altri disturbi psichici.
    Ora, io sono un vecchio utente della rete e sono abituato a parlare dei troll seguendo definizioni che si muovono su linee analoghe a quelle che lei cita di Wikipedia, che del resto corrispondono all’utilizzo del vocabolo della stragrande maggioranza degli utenti della rete. Se lei vuole utilizzare il termine in altro modo, estendendo la definizione ai troll “non intenzionali” va benissimo, può essere anche una tesi interessante, ma credo che andrebbe sostanziata da prove: quando, come, perché, in che modo può essere desunta questa mancanza di intenzionalità e in che modo atteggiamenti ed effetti corrispondano, altrimenti mi scusi ma rimangono comunque delle affermazioni un po’… campate per aria. Personalmente credo che manterrei comunque le mie perplessità in favore di un utilizzo specifico del termine troll, proprio perché l’intenzionalità mi sembra il fattore più importante che, per esempio, permette di stabilire se un gruppo o un sito è “sotto attacco” o deve solo migliorare nello stile di comunicazione, per fare un esempio fra i tanti possibili. Accomunare troll e flames apre il fianco, potenzialmente, a comportamenti censori, e sono sicuro che questo non è il suo desiderio.
    In ogni caso l’articolo della Testa palesemente non parlava di troll: non metto in dubbio che privatamente possiate avere trovato dei motivi di convergenza, ma nonostante il collegamento logico da lei effettuato con i due paragrafi che ho citato, i due articoli non sembravano avere lo stesso tema e la sua citazione strideva, e anche rileggendo così mi sembra che faccia ancora. Poco male, credo.

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