Noiosi divertimenti
Grand Budapest Hotel (Wes Anderson, 2014)
Può darsi che io e Maria Bonaria non l’abbiamo visto nelle condizioni migliori (sebbene il panino che io avevo arrangiato con pecorino e fichi fosse senz’altro delizioso) ma mi aspettavo molto di più da questo Grand Budapest Hotel che invece ho trovato noiosetto anzichenò.
Dapprima sembra delizioso, molto spiritoso in un modo leggero leggero, di classe come conviene al delizioso Grand Hotel in cui è ambientato, con il suo ascensore esterno, le piastrelle colorate, i decori, le finiture dorate e tutto il resto. Quegli hotel che vedi fotografati nei grandi libri strenna e in cui desideri di poter dormire almeno una volta per provare l’effetto che fa.
Poi il gioco si fa troppo insistito, le citazioni pesanti, la trama macchinosa e la commedia non decolla mai fino in fondo, anche se tutto rimane di gran classe. Come quegli alberghi di lusso in cui una volta nella vita ci vai davvero e dopo un paio d’ore ti senti soffocare e vorresti scappare, o almeno dire al personale: dai, ragazzi, rilassatevi. Un po’ di ritmo, suvvia, farebbe un gran bene a certi Grand Hotel e certo avrebbe fatto benissimo a questo film.
E alla fine il film finisce senza avere mantenuto le promesse, con troppi pochi guizzi davvero coinvolgenti e la sensazione che la comicità era così di classe e così rarefatta che per non estinguersi del tutto si deve essere infilata via per i passaggi della servitù ed essere andata a farsi una birra in libertà nei bassifondi di Praga, lasciando dietro di sé desolazione e sconcerto e la sensazione di non saper bene come chiudere il film – come nella storia, in cui il Grand Budapest Hotel è ormai un relitto ingestibile di cui non si sa più che fare. Ma di classe, oh quanto di classe.
Secondo me il problema è stata la distanza abissale tra il panino con pecorino e fichi e la classe superiore dell’hotel. Provate a rivederlo pasteggiando ad aragosta e champagne… 🙂
Quando ti ho letto sono scoppiato a ridere in pubblico 🙂
ciao Roberto,
a noi (Giuseppe e Valentina) il film è piaciuto molto. È proprio il regista che è così. O lo prendi o lo lasci. Lo scherno o il vezzo umoristico celano la trama profonda e riflessiva (l’ho detta io e non l’ho copiata dalla sinossi). Se cerchi sulla rete lo trovi il film “I Tenenbaum” dello stesso regista, altro che panino coi fichi.
Li è roba da anni ’80 tipo la “Solopizza 13 gusti gigante” con molta birra fredda! 3 gg per digerire!
Giuseppe
Vedo che questa cosa del panino coi fichi (ma non dimentichiamo il superbo pecorino) ha colpito molto voi lettori 😉 Non so cosa dirvi: con tutto il rispetto per Stefan Zweig (e Hrabal, direi, e tutta la tradizione della Mitteleuropa) ho trovato il film piuttosto privo di sostanza, e sarei curioso di sapere gli elementi profondi e riflessivi della trama: dico sul serio, perché io non li ho visti.
C’è da dire che noi prendiamo sempre una specie di hot dog prima di entrare al cinema (ketchup tabasco io e Vale ketchup e maionese). Potrebbe essere uno dei motivi reconditi per cui ci è piaciuto il film?
g
ciao, sono l’amico blog della settimana, Wes Anderson mi ha fatto più o meno lo stesso effetto che a voi
http://markx7.blogspot.it/2014/04/the-grand-budapest-hotel-wes-anderson.html
per sdebitarmi dall’elezione cone amico blog della settimana ecco un regalo: