Il rotocalco della settimana: la volta che sono stato colpito dal fulmine, colabrodi informatici, fumetti e cose così
Io canto il corpo elettrico
Come sanno i miei vecchi amici, io sono fra coloro che sono stati colpiti dal fulmine e sono sopravvissuti. Nel mio caso accadde durante un campo scuola dell’Azione Cattolica nella vecchia “casa di Sinnai”: ero al telefono e cadde un fulmine sul palo all’esterno, almeno a cinquanta metri di distanza. La corrente camminò lungo il cavo fino alla cornetta: di quel che accadde quando arrivò fino a me ho un ricordo vago, solo un lampo e il fatto che tremavo irresistibilmente in tutto il corpo senza riuscire a fermarmi. Mi spaventai solo il giorno dopo, quando accompagnammo gli operai dell’azienda telefonica di allora, la Sip: trovammo il cavo – largo quanto il mio polso – tranciato e bruciato completamente per trenta centimetri buoni. Mi fece un certo effetto.
Tutto questo per dire che sono abbastanza sensibile al tema e che quindi ho fatto un salto sulla sedia quando ho visto il reportage pubblicato dalla versione online del giornale Outside e dedicato alle storie di americani che sono sopravvissuti al fulmine. È un articolo molto bello, ragionato dal punto di vista scientifico e molto umano nel modo con cui sono raccolte le storie dei sopravvissuti. Molto consigliato.
Ambiente, sostenibilità ed economie diverse
Per continuare un po’ con le cose mie, il mio articolo sulle mele Red Delicious è stato ripreso dalla mia amica Vania Statzu nel suo blog su Tiscali. Colgo l’occasione un po’ per bullarmene (non mi era mai capitato che un articolo sul blog venisse ripreso da altri, tranne forse la conferenza di Gaiman sulle biblioteche) e soprattutto per segnalare l’ottimo blog di Vania, che merita di essere seguito per chiarezza, ricchezza e profondità di argomenti (unico appunto: non capisco quale sia il feed dei blog di Tiscali, altrimenti la segnalerei più spesso nella prima pagina di questo sito).
Proseguendo sulla stessa linea di argomento, siccome questa settimana a Sassari c’è stata una acclamata messa in scena dello spettacolo Pop Economix, organizzata dai soci di Banca Etica, segnalo il blog dello spettacolo. Ci ha scritto da poco un articolo interessante anche Vittorio Pelligra, economista cagliaritano ed amico varie volte citato su questo blog.
A Vittorio interesserà, tra l’altro, un’altra delle mie letture internettare di questa settimana, un articolo di NPR che racconta di uno studio condotto su persone che hanno donato un loro organo a perfetti sconosciuti: avrebbero tutti l’amigdala – una parte del cervello – particolarmente sviluppata, cosa che darebbe forza all’idea che altruismo ed egoismo abbiano, almeno in parte, fondamento biologico.
Visto che sto segnalando blog di argomento sociale, segnalo anche il sito della campagna Abiti Puliti, sito rilanciato da diverse persone durante questa settimana per un suo articolo molto critico sulla ditta Bata. A me la vicenda onestamente non sembra chiarissima (perlomeno: non palese come quella di Ali Enterprises o di Rana Plaza – storie che provano comunque che le azioni della campagna sono complessivamente più che necessarie), ma leggete e ognuno si formerà le sue opinioni.
Criptomnesia, cioè…
È capitato a varie riprese, fra La Locanda delle Arti Fantastiche e i Fabbricastorie che io abbia evocato la “teoria del rigurgito”, un modo scherzoso per definire in qualche modo quel meccanismo che nel contesto pop attuale ci porta a costruire narrazioni che prendono a prestito e ricombinano in infinite variazioni archetipi, spezzoni narrativi, personaggi e situazioni visti e sentiti sui media più diversi. Qualche volta è casuale, qualche volta è intenzionale, qualche volta è onesto e qualche volta è… astuto (copiare da uno è plagio, copiare da molti è citare). Ho scoperto da un articolo sul blog di Maria Popova che quelli che, beccati nell’avere inserito nelle loro produzioni materiali narrativi altrui dichiarano di averlo fatto inconsciamente senza volere, forse non sono dei mentitori spudorati ma soffrono invece di criptomnesia; a quanto pare sotto questo nome riassuntivo la cosa è discussa da almeno un ventennio. La lettura di The psychology of writing di Ronald T. Kellogg (che ho messo in lista desideri) sarebbe quindi una lettura indispensabile per chi si interessa di queste cose, naturalmente soprattutto se si è interessati alla dimensione psicologica personale dello scrivere nel nostro contesto culturale: forse per un approccio sociologico o di altro tipo si tratta di una lettura meno interessante, ma consiglio comunque la lettura dell’articolo della Popova.
Novità a fumetti
L’ultima quindicina fumettistica italiana è stata dominata dalle novità di casa Bonelli, che in una conferenza stampa ha presentato le uscite della prossima stagione e soprattutto la decisione di entrare in forze nella produzione di contenuti multimediali: se il core business rimane il fumetto ci si apre alla produzione – anche in proprio! – di film, serie tv e videogiochi. Ho visto che su YouTube c’era tutta la conferenza, la segnalo anche qui perché è davvero interessante e poi si vedono dal vivo persone che normalmente sono solo nomi sulla seconda di copertina.
Per quanto quella del multimediale sia la notizia obiettivamente più importante della conferenza stampa, io aspetto soprattutto il nuovo Adam Wild di Gianfranco Manfredi, personaggio che promette oltretutto di avere dei disegnatori fenomenali.
Per pura associazione di pensiero, e anche per mantenere ragionevole il numero di sezioni in cui questo articolo è suddiviso, voglio citare qui un interessante articolo su come sono fatti i pastelli Crayola: “fatti” proprio nel senso di “fabbricati”. Ci sono foto e video e, sostanzialmente, interi silos di cera, dei più vari colori. Chissà che fumetti ci verrebbero fuori, chissà.
Dai fumetti ai libri
E visto che siamo in tema di letture, segnalo un bel video che è girato recentemente in rete. Mi dicono che alcune delle mie nipoti e figlioccie rischiano di fare questa fine, purtroppo.
Ovviamente il video è spocchioso il giusto, un po’ come quelli che non leggono gli e-book perché, sai, aaaah, l’odore del libro di carta, gente che è, diciamolo, insopportabile. Però il video è fatto benissimo, e merita.
Cose (auto?)animate
Che ci rimane fra le segnalazioni della settimana? Vediamo un po’.
Ah, si. Su My Modern Met un anello di fidanzamento che piroetta elegantemente quando si apre la custodia. Una roba di una inutilità assoluta, ovviamente, però commovente il giusto, soprattutto se siete nella fase che magari vi interessa l’articolo.
Sempre per la serie delle cose inutili, però commoventi, l’istruttivo e pratico articolo sul come costruire un robot con delle telecamere al posto degli occhi che controlli con Arduino e un joystick della Wii. E il seguito: come dotare il viso così creato di una voce. Follia pura, ovviamente, e cose che si fanno per il puro gusto di farle, quindi commoventi oltremodo. Tra l’altro ho sempre avuto un debole per i creatori di robot.
Meno commoventi, e senz’altro più preoccupanti, quelli dell’Università della Virginia che invece hanno progettato un drone di livello miliare che può essere stampato in 3-D. Costa appena 2500 dollari, peso circa tre chili, funziona con batterie elettriche con autonomia di tre quarti d’ora, può fare circa 60 km all’ora e porta un carico utile di meno di un chilo. Un giocattolino, al momento, certo non un missile in grado di distruggere una città, ma è il principio che conta. Dicono i progettisti che l’hanno fatto «perché si poteva fare». Perché questa frase evoca un brivido?
Linee di confine di vario genere: di politica e di cibo
Gli scorsi giorni sono stati dominati dalla questione del referendum scozzese. Mentre i nostri indipendentisti (e anche altri) riammainano le bandiere e volgono speranzoso lo sguardo alla Catalogna segnalo un articolo pubblicato sul giornale degli evangelici italiani, Riforma, a firma di un pastore protestante. A me è stato utile.
Il che naturalmente non vuol dire che le linee di confine non esistano e magari non sia esilarante esplorarle. Per esempio nei giorni scorsi mi ha molto interessato un articolo sui diversi modi con cui si fa il gefilte fish – il piatto simbolo della cucina ebraica – nelle varie comunità ebraiche europee: c’è un crinale ben preciso che divide la ricetta “dolce” da quella “salata”. La cosa in sé è una curiosità, ma dietro questi crinali ci stanno un bel po’ di cose (tipo: l’intera identità europea) e quindi meritano riflessione e, per chi ci crede, anche un po’ di studio.
In tema di cibo (ma non di confini, spero) mi rendo conto che periodicamente rilancio il servizio di Click e gusta, che permette a Cagliari e dintorni di ordinare rapidamente la pizza a casa usando il proprio cellulare o il PC. Visto che lo pubblicizzo periodicamente su Facebook mi sembra opportuno farlo anche qui. Ammetto preventivamente che i gestori dell’iniziativa sono miei cari amici, ma inesplicabilmente non mi regalano pizze in cambio della pubblicità, quindi credo che l’etica sia salva.
Imprenditori d’altri tempi e attuali
Marco Zurru ha scritto su Facebook un articolo che è stato variamente commentato e rilanciato. Riguarda a grosse linee Renato Soru, Adriano Olivetti, Matteo Renzi, il lavoro, il crinale fra lavoratori e imprenditori: cose così. A me è una lettura che ha fatto riflettere parecchio, quindi la segnalo.
Per pura associazione d’idee, e anche perché – di nuovo – non avevo voglia di fare mille altri titoletti, segnalo anche l’allarme (o sberleffo) di Matteo Flora sulle falle di sicurezza del sito di Confindustria, argomento più interessante per gli informatici che per altri, ma comunque comprensibile a chiunque.
E per finire…
Per finire bellissime foto. L’Huffington Post presenta dieci fotografi con punti di vista inaspettati su luoghi del mondo altrettanto inaspettati. Ora. È un articolo dell’Huffington Post, il che è già tendenzialmente un difetto, e per di più un articolo della serie: dieci cose che…, il che fa davvero diffidare. Però le foto sono davvero belle, guardatele.
Dopo averle guardate, potreste rilassatevi con una sigaretta. O una colonscopia. Non sto facendo lo stupidino: è il dilemma che propone Jason Karlawish, medico ed esperto di etica, in un editoriale sul New York Times. È una divagazione che mischia anche Leonard Cohen e il modo con cui festeggerà gli ottant’anni, le politiche di prevenzione sanitaria, il benessere globale della persona e varie altre cose. Un articolo molto elegante, se non altro.