“Orgoglio e pregiudizio”, finalmente!
Ho cominciato a caricare su YouTube le puntate di quest’anno di Oggi parliamo di libri: la prima è dedicata a Orgoglio e pregiudizio, scelta se si vuole banale considerando che ho deciso di trattare tutti libri che presentano grandi storie d’amore o che appartengono al genere sentimentale.
D’altra parte su Oggi parliamo di libri non ho mai avuto l’esigenza di essere originale e inoltre anche se avevo già presentato Emma l’idea di ritornare sulla Austen mi solleticava davvero parecchio.
Prima di fare altre considerazioni vi invito all’ascolto della puntata, della quale come al solito appena terminata la registrazione ero insoddisfattissimo e che invece al riascolto non trovo poi tanto deludente – con avvertenze.
Cadute e dimenticanze
Dopo l’ascolto una cosa che mi fa mangiare i gomiti dalla frustrazione è la solita pessima pronuncia dell’inglese: se volete è perfino divertente notare come introducendo il brano musicale io dica dens con una “e” che più aperta e sguaiata non si può e subito dopo la Melua pronunci la stessa parola in maniera totalmente diversa. Divertente, cioè, se non siete l’interessato, ve lo garantisco.
Ho poi dimenticato di dire che la traduzione dell’incipit del romanzo è quella messa liberamente a disposizione da Giuseppe Ierolli sul suo sito, insieme con quella di tutte le altre opere austeniane e con molte altre chicche che gli appassionati troveranno imperdibili. Ringrazio qui Giuseppe e colgo l’occasione per segnalare nuovamente il sito della Società Austeniana Italiana, della quale è uno dei principali animatori (insieme con Gabriella Parisi, alla quale devo l’aver scoperto la Melua e che ringrazio anch’essa nuovamente).
Ma naturalmente il punto di insoddisfazione maggiore, oltre a un certo inciampo ricorrente nella costruzione delle frasi e nel costruire il discorso, dato dal parlare a braccio, è quello di non avere detto tutto quel che volevo dire.
Se riguardo i miei appunti per la puntata vedo che ho seguito la scaletta che mi ero prefissato abbastanza fedelmente: l’introduzione a raccontare Orgoglio e pregiudizio come fenomeno di costume, la presenza nel romanzo di più di una storia d’amore, il raffronto fra esse, la notazione dell’importanza dell’elemento economico-patrimoniale nella dimensione matrimoniale, un elemento caratterizzante il romanzo (serve ovviamente a sottolineare che la storia fra Lizzie e Darcy dipende veramente solo dall’amore, data la disparità di condizioni, ma ha anche altre ricadute meno evidenti), e così via. Quel che restava, in realtà, era il parlare specificamente della storia centrale, cioè quella fra Lizzie e Darcy, e il loro reciproco educarsi vicendevole, il percorso speculare di educazione sentimentale che entrambi compiono, la scoperta l’uno delle qualità dell’altro. Tutti temi sui quali mi sarei dovuto soffermare e che invece – Andrea Pala mi faceva grandi cenni dall’altra parte del vetro – ho potuto praticamente solo enunciare.
A quel punto il soffermarsi anche sulla scrittura della Austen la grazia e la cura nel trattare i personaggi, le osservazioni d’ambiente e così via, che era un’altra delle cose che mi ero ripromesso di dire e che faceva pendant con il tema del “catalogo” delle storie d’amore e lo precisava , diventava fantascienza, anche se avrebbe concluso logicamente il discorso. Citare un interessante articolo di Leee Overmann che costruisce in chiave femminista un raffronto speculare fra Emma ed Orgoglio e pregiudizio – in particolare fra il personaggio di Darcy e quello di Emma, entrambi «belli, intelligenti, e ricchi», e a partire da questo indaga le dinamiche, volta a volta corrispondenti o divergenti, fra le due coppie Darcy-Lizzie e Emma-Knightley – era direttamente impossibile, anche se avrebbe costruito un ponte fra questa puntata austeniana e quella dell’anno scorso su Emma.
Con il peso di tutte queste omissioni, tagli, con le ripetizioni e le frasi un po’ a vuoto ero convinto che la puntata fosse venuta una schifezza. Invece al riascolto, mettendosi nei panni di chi non sa tutto quel che mi è saltato, non è tutto sommato malaccio. Piuttosto…
Non sono più così convinto…
… del discorso del “catalogo”. O meglio: è evidente che nel romanzo c’è più di una storia d’amore, e occorre supporre la Austen molto meno intelligente di quel che è per non pensare che l’inserimento della storia fra Lizzie e Darcy dentro un quadro di corteggiamenti in un microcosmo più o meno chiuso non sia intenzionale, così come la scelta di Charlotte a favore di Mr. Collins funge dichiaratamente da contraltare al modo di pensare di Lizzie:
«Fidanzata con Mr. Collins! Mia cara Charlotte… è impossibile!»
[…]
«Perché mai ti sorprendi, mia cara Eliza? Ritieni incredibile che Mr. Collins possa essere capace di procurarsi la stima di una donna solo perché non è stato così fortunato da meritarsi la tua? […] “So quello che provi”, replicò Charlotte, “sei sorpresa, molto sorpresa; è passato così poco tempo da quando Mr. Collins voleva sposare te. Ma quando avrai avuto il tempo di rifletterci un po’ su, spero che capirai quello che ho fatto. Non sono romantica, lo sai. Non lo sono mai stata. Voglio solo una casa confortevole, e considerando il carattere, le relazioni sociali e la posizione di Mr. Collins, sono convinta che le possibilità di essere felice con lui siano favorevoli quanto quelle della maggior parte delle persone che iniziano la loro vita matrimoniale».
La traduzione è sempre di Giuseppe Ierolli. Dicevo che, mentre queste corrispondenze sono ovviamente costruite apposta dalla Austen non vorrei aver dato l’impressione che la costruzione di una galleria di diverse relazioni, del modo di diversi personaggi di porsi di fronte all’amore, sia l’obiettivo principale del romanzo, perché vuol dire attribuire alla Austen un taglio didascalico che non e appartiene in nessuna occasione: sfilata di tipi umani acutamente colti, senz’altro, ma non di più. In questo senso perfino il riferimento alla parabola del seminatore, per quanto efficace, rischia di essere appena eccessivo.
Poi, naturalmente, io sono un semplice appassionato austeniano, leggo pochissimo di analisi critica in materia e quindi non o (e forse non lo voglio sapere) se sto scoprendo l’acqua calda o al contrario vado contro consolidate analisi letterarie da parte di accademici esperti: quel che mi preoccupa è non dare l’idea che il tema del “catalogo” sia troppo secco e troppo definito. Come direbbe Jack Sparrow: «Non è una regola, è più… una sfumatura».
Dopo aver letto mi sono andato a guardare la durata della trasmissione: e tu in undici minuti (quasi la metà dei quali usata per dipingere il “contorno”) avresti voluto dire tutto quello che ti sei rammaricato di non aver detto su Orgoglio e Pregiudizio? Secondo me in quei cinque/sei minuti potevi solo focalizzare qualcosa, come effettivamente hai fatto. L’immagine del catalogo, peraltro, l’ho trovata interessante, perché mette in luce uno dei tanti temi del romanzo, ovvero la descrizione – come sfondo, ma uno sfondo molto “presente” – della varietà di relazioni connesse all’amore e al matrimonio, a partire da Mr. e Mrs. Bennet fino a Elizabeth-Darcy, passando per Jane-Bingley, Lydia-Wickham, Charlotte-Mr. Collins, i Gardiner, gli Hurst e, di sfuggita, i Forster. In effetti, ognuna di queste coppie ha storie e sentimenti reciproci diversi, senza dimenticare la coppia mancata Darcy-Miss de Bourgh. Insomma, un tema che mi è sembrato degnissimo di essere evidenziato, e che, fra l’altro, è presente in tutti i romanzi austeniani, con più o meno evidenza, ma qui assume forse una connotazione più precisa, qualcosa di più di una “sfumatura”. Ne avresti potuto scegliere un altro? Certo, ma in poco più di cinque minuti avresti dovuto avere l’eloquio del primo Mentana per dire di più!
P.S. A saperlo prima, ti avrei consigliato l’aria di Leporello dal Don Giovanni 🙂
Beh, ma anche il consiglio di Schubert era ottimo. Mi pare che non l’ho usato solo perché non stava nei tempi radiofonici.
Caro Roberto, ho finalmente potuto ascoltare le registrazione della puntata su “Orgoglio e pregiudizio”. Inevitabilmente, le cose che sono dentro il romanzo e che sono rimaste fuori dalla trasmissione sono innumerevoli. Inevitabilmente, dico, perché “Orgoglio e pregiudizio” racconta senz’altro una storia d’amore ma, prima ancora, racconta del rapporto che abbiamo con gli altri, di quanto siamo in grado di ascoltare davvero e del miracolo, raro ma possibile, di un cambiamento autentico. Il tutto con l’assistenza di uno stile, una misura, una precisione di incastri che ogni volta mi fanno domandare se la stessa Austen fosse del tutto consapevole di quel che stava facendo. Come sai, inoltre, sono inguaribilmente strabiliato dalla definizione delle figure “secondarie”, anch’esse, a loro modo, perfette. Lo stesso Wickham è “cattivo” ma assolutamente credibile. Pensa a quante persone, fra quelle che hai conosciuto, si sono comportate come Wickham, che denigra al riparo della distanza e si nasconde quando avrebbe l’occasione di affermare quello che ha proclamato essere il suo diritto. Ma, appunto, in una trasmissione di una decina di minuti si possono evidenziare due o tre aspetti scelti nel grande mare di questo straordinario romanzo.
Quoto in toto 😉
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