L’innegabile fascino di Dracula il vampiro
Ho caricato oggi la puntata di Oggi parliamo di libri caricata a Dracula di Bram Stoker.
Avevo deciso da moltissimo tempo che se avessi fatto un ciclo di puntate dedicato alla letteratura sentimentale e alle storie d’amore avrei incluso Dracula: durante la puntata ho giustificato la scelta, in parte, con il collegamento al “catalogo” austeniano di cui avevo parlato nella puntata precedente: anche in Dracula ci sono più storie d’amore e questo sarà vero anche per altri romanzi che tratteremo, come l’Ultimo dei Mohicani, per esempio. Questa pluralità di storie all’interno di una sola narrazione mi sembra interessante – certamente per me è stata una scoperta – e mi sono ripromesso di esplorarla più a fondo più avanti.
L’altro motivo del quale ho parlato nella puntata per l’inclusione di Dracula fra le storie d’amore era la possibilità di accennare alla dimensione palesemente sensuale e travolgente – metafora di una sessualità scatenata – che la fascinazione per il vampiro comporta, e che ha giustificato anche la scelta del brano musicale, suggeritomi da Maria Bonaria che di nuovo ringrazio.
In Lucy tutta questa sensualità decade, alla fine, quasi in una sorta di ferinità. In Mina, il cui spirito nobile è sottolineato fin troppe volte, è una dimensione più temperata e alla fine certo più interessante: non sono riuscito a ritrovare sulla pagina un punto preciso che potessi citare al proposito, ma dalla lettura ho sempre tratto l’impressione che al fondo Mina sia davvero innamorata del Conte e che l’attrazione di questi nei suoi confronti non sia puro spirito di vendetta o desiderio di asservimento, fino all’idea che in fondo quella fra Mina e il Conte sia la terza storia d’amore del romanzo e serva a illuminare e chiarire le altre due. Forse nella puntata non sono riuscito a dirlo bene, ecco, qui mi è uscito con precisione.
Detto tutto questo, naturalmente quella conclusione che avete ascoltato nella puntata, sul fatto che il romanzo “fa pensare”, è bolsa e moralistica e insomma, davvero non si può sentire.
Una precisazione va fatta anche sulle frasi immediatamente precedenti: forse mi sono fatto un po’ trasportare perché non è proprio perfettamente sostenibile che Dracula non abbia «tabù e infingimenti», basti pensare che per parlare di sessualità usa la metafora del vampirismo. E anche a prescindere da quello il romanzo rimane comunque impregnato delle convenzioni del tempo, a partire dal fatto che le donne sono per molti aspetti oggetti: la scena in cui cavallerescamente gli amici lasciano che a tagliare la testa a Lucy sia Lord Holmwood («ma prego, Milord, le spetta di diritto, ma che dice! nessun disturbo, si accomodi, ecco la scure») è narrata per un chiaro effetto drammatico e sentimentale (io ti ho amata, io devo compiere quest’atto estremo e il lettore giù lacrime) ma esprime anche una visione tipica dell’epoca – ne avevo accennato a proposito de I figli del capitano Grant, ma c’è qualcosa di simile anche nel Corsaro Nero: ci torneremo – oggi piuttosto debole per non dire indigesta. E rimane il fatto che Mina deve essere salvata, quindi evidentemente per Stoker le varie opzioni sentimentali, incarnate da Jonathan e Dracula rispettivamente, non sono del tutto sullo stesso piano come ho imprudentemente affermato.
Con tutto questo Dracula mantiene una dimensione di freschezza e di imprevedibilità, e una capacità di essere perturbante rispetto alle sicurezze borghesi, che non possono che raccomandarne la lettura che io, davvero, caldamente consiglio.
Pingback: Camera con vista – Il romanzo | La casa di Roberto