L’esperienza insegna
Ieri arrivo all’aereoporto di Fiumicino e salgo sul pullman che porta dall’aereo al terminal.
Il pullman arriva davanti alla porta e si ferma. Non succede niente. Aspettiamo. Continua a non succedere niente. Finalmente nell’interfono l’autista ci dice che c’è un guasto e le porte non si aprono. Siamo prigionieri, ma niente paura: ha chiamato i tecnici dell’aereoporto.
Forte dell’esperienza di una adolescenza inquieta indico ai miei vicini la rotellina per forzare l’apertura delle porte (io ho le due mani occupate dal libro che sto leggendo, World Wide We di Mafe De Baggis) e gli dico: «Basta che giriamo quello e scendiamo». Loro, ligi alle istruzioni, mi guardano male e mi dicono che è meglio aspettare i tecnici appropriati.
Aspettiamo, non succede niente. Aspettiamo. Alla fine arriva un tizio in tuta. Picchietta sulla porta, da fuori, per farsi notare. Noi lo guardiamo come per dire: «Embé?!». Lui a gesti ci indica la rotellina e fa il segno di girarla. I miei vicini (io continuo ad avere le mani occupate) obbedienti eseguono l’operazione.
Le porte si aprono. Scendo dal pullman tentando di trasmettere una condiscendente aria di superiorità.
Acculturato ma irrispettoso 😀
Han fatto bene i tuoi compagni di viaggio…piuttosto avresti dovuto segnalarlo all’autista :p
Il tizio in tuta era il tecnico atteso dall’autista…
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