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La guerra dei professori

Words and pictures (Fred Schepisi, USA 2013)

Superficialmente Words and pictures si colloca in quel filone di film come L’attimo fuggente o Mona Lisa smile: c’è il college prestigioso, il docente (in questo caso sono due) anticonvenzionale, i ragazzi problematici, il preside perbenista, l’ambiente oppressivo della provincia americana: il tutto a fronte di una riflessione sull’educazione, la cultura, l’arte.

Il film però è interessante nella misura in cui si allontana decisamente dalla ripetizione pedissequa di questi precedenti per andare a indagare sul rapporto fra Owen e la Binoche (incomprensibilmente posta nel ruolo di una italoamericana, peraltro…), entrambi tanto colti, brillanti nella vita accademica quanto feriti, addirittura piagati, nella vita personale, nell’anima e nel corpo. Un contrasto che, forse anche aldilà delle intenzioni di regista e sceneggiatore porta spesso il film fuori dai confini del filone sentimentale.

In questa (appena accennata) originalità e nella prova degli attori stanno i meriti del film, che per il resto annacqua quanto di buono c’era nella storia nella solita salsa di quel che gli americani pensano che sia cultura: e quindi laddove poteva problematizzare semplifica, laddove poteva indagare i comprimari li riduce a stereotipi, laddove poteva seguire coerentemente il dilemma culturale indicato dal titolo (arti figurative contro letteratura) lo riduce al livello di un dibattito da scuola media.

Non del tutto: sicuramente lo spettatore americano o almeno anglosassone è più stimolato di un europeo dalla quantità di citazioni letterarie di cui il personaggio di Owen e poi gli studenti riempiono il film (la parte figurativa è sicuramente meno interessante), citazioni che probabilmente fanno parte del loro bagaglio culturale e scolastico normale.

Ma anche senza aver studiato in un’università americana mi sono sorpreso il giorno dopo, sotto la doccia!, a ripensare al dissidio, a confrontare l’effetto che mi fa un quadro rispetto al verso di una poesia o a una pagina di romanzo, a provare a imbastire, fra il sapone e lo shampoo, una qualche sintesi che salvasse capra e cavoli. E insomma: quel che tutto sommato mi era parso un filmetto un seme di riflessione si vede che lo aveva piantato, e quindi alla fine direi che tanto filmetto non poteva essere. Ho l’impressione che non sia più in programmazione a Cagliari, ma consiglio di recuperarlo, almeno in un prossimo passaggio televisivo.

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