Grandi speranze a “Oggi parliamo di libri”
Dolci sogni. Sogni dolcissimi di ricchezza, amore e successo sono quelli che animano Pip in Grandi speranze. Se si guarda il testo di Sweet dreams degli Eurythmics si nota che il nesso con le vicende del libro è molto labile, ma ho scelto lo stesso questo brano come pausa musicale perché il titolo mi faceva gioco e poi perché, obiettivamente, è un gran pezzo, per di più a opera di un gruppo che mi piace molto.
Sulla puntata in sé non ho molte osservazioni da fare, se non scusarmi per avere definito la signorina Havisham in tutti i modi possibili tranne quello giusto: “signora” e “vedova” sono in particolare espressioni particolarmente sbagliate, proprio alla luce di passaggi chiave della trama; chi ha letto il libro comunque capisce le linee del ragionamento che mi hanno portato a sbagliare e penso che mi perdonerà.
Credo invece che non sia pretestuoso il collegamento che ho fatto con la puntata precedente dedicata al David Copperfield e il tentativo di paragonare questi due romanzi indicando Grandi speranze come la “metà oscura” dell’altro, in particolare rispetto alla storia d’amore. Sapevo benissimo che, essendo entrambi romanzi di formazione scritti in prima persona e aventi come protagonista un orfano, il collegamento fra i due romanzi era ben noto. Dato che sto parlando di storie d’amore, però, il mio interesse era piuttosto specifico e non ho trovato in giro nessuna osservazione critica che compari esplicitamente le storie d’amore principali dei due romanzi, tanto meno le due figure di Estella e Agnes Wickham. Io resto comunque del mio parere, che mi sembra fondato, che il lettore può provare maggior piacere nella lettura e comprendere meglio le intenzioni del romanziere confrontando le due storie d’amore; più che altro avrei potuto segnalare che il David Copperfield e Great Expectations appartengono a periodi radicalmente diversi della vita di Dickens, che si pone di fronte alla realtà con atteggiamento e sensibilità diversi: in questo senso le due storie d’amore sono una specchio negativo dell’altra non tanto perché lo sono a loro volta le due trame, ma perché le intenzioni del narratore lo portano in direzioni del tutto opposte.
Ho accennato in trasmissione al tema del doppio finale del romanzo, cambiato su insistenza dell’amico Edward Bulwer-Lytton (e non dell’editore come ho erroneamente detto in trasmissione). A me piace più il primo finale, onestamente, ma dopo che ho registrato la puntata ho trovato un breve saggio, all’interno di Is Heathcliff a murderer?, in cui ho scoperto che la pressione era enorme sugli scrittori vittoriani perché i finali fossero di tipo rassicurante e consolatorio per il grande pubblico e che i casi di finali forzosamente riscritti sono numerosi, anche grazie al ruolo insistente giocato da grandi distributori come la lending library di Charles Mudie, preoccupati di preservare la moralità dei lettori. È un piccolo saggio molto interessante e anche se non parla esplicitamente di Dickens aiuta a mettere in prospettiva anche la questione del doppio finale di Grandi speranze: se avrò il tempo cercherò di tradurlo.
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