L’amore ai tempi della radio
Ho scoperto L’amore ai tempi del colera grazie ad Alessandro Baricco e a una vecchia puntata di Pickwick.
Parentesi: qualunque cosa si pensi del Baricco scrittore Pickwick era davvero una splendida trasmissione, come la successiva Totem, e varrebbe davvero la pena di recuperarla.
Da allora il romanzo mi è sempre rimasto molto caro, anche se devo confessare che come quasi tutto Márquez faccio sempre un po’ fatica a finirlo, tanto è il livello di invenzioni, di sensazioni che mi assalgono: si vede che non sono fatto per la sensualità della latinoamerica e dev’essere per questo che preferisco i compassati vittoriani. Però insomma ci tenevo davvero a parlarne e, anche se non toccherebbe a me dirlo, mi pare che ne sia uscita una puntata dignitosa che chiude anche in maniera significativa il trittico iniziato con David Copperfield e proseguito con Grandi speranze: uno stacco sensibile in termini di sensibilità, di personaggi, un diverso modo di ragionare sulle storie d’amore quotidiane e borghesi, ma un’intesa di fondo che compone nelle tre puntate un discorso – ripeto: non toccherebbe a me dirlo – interessante.
Come pausa musicale Maria Bonaria mi aveva suggerito Gracias a la vida, che ho preferito usare invece per la puntata su David Copperfield. A quel punto sono tornato alla famosa playlist di Lucas Davenport nella quale ho ritrovato questo bel pezzo dei Jefferson Airplane che, per motivi come al solito misteriosi, mi ha subito fatto venire in mente Florentino Ariza.