L’ecumenismo in città nel segno dell’incontro
Ieri l’inserto mensile di Avvenire dedicato alla diocesi di Cagliari aveva un’intera pagina dedicata all’Ottavario di Preghiera per l’Unità dei Cristiani che conteneva anche un mio articolo.
Si tratta di un testo davvero breve e tutto sommato poco importante, ma considerato il fatto che non mi era mai capitato di essere pubblicato su un grande quotidiano nazionale – sia pure su un supplemento locale – la cosa mi sembra meriti di essere segnalato qui sul blog.
L’articolo viveva un po’ delle difficoltà di fare una riflessione sul GEL senza essere stupidamente elogiativo ma dando conto di un’esperienza ricca di limiti – anche attualmente: le forze scemano – ma portata coraggiosamente e generosamente avanti per molti anni. Credo che il tema della convivialità sia stato scelto correttamente, considerato anche il calore dei saluti con i quali ci siamo ritrovati ieri, nella prima lectio divina che abbiamo condiviso durante l’Ottavario: «Eh, non ci vediamo dall’anno scorso! Come stai? Come state? Come va? Che piacere!».
Naturalmente non sarei il vostro amichevole Rufus di quartiere se non avessi infilato una castroneria nell’articolo: in particolare mi sono confuso e ho scritto che le attività dell’Ottavario sarebbero iniziate con uno studio biblico a Eben Ezer, che sarà invece domani, mentre l’appuntamento iniziale era una lectio tenuta da don Mario Ledda a San Lorenzo. Ahiahiahi.
L’ecumenismo in città nel segno dell’incontro
di Roberto Sedda
Le iniziative offerte alla comunità cristiana in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sono promosse a Cagliari dal GEL, il Gruppo ecumenico di lavoro. Sorto negli anni ’90 per iniziativa di un gruppo di laici, con una tipica dinamica di ecumenismo “dal basso”, vede ora la presenza dei referenti ufficiali delle comunità delle varie denominazioni cristiane presenti in città.
La storia del GEL è quindi una storia ormai lunga della quale l’appuntamento annuale della Settimana è di gran lunga il momento più importante, nella cui preparazione oltre alla ricchezza dell’incontro si sperimenta talvolta la fatica della composizione di visioni differenti, la necessità di ridare freschezza alle motivazioni iniziali, l’esigenza di non ripetere per pura forza di abitudine le iniziative «come ogni anno».
È la dimensione della convivialità quella che garantisce il mantenimento dello slancio in avanti: il contatto umano, la relazione, il gusto dell’incontro, quando sono vissuti pienamente, danno profondità e consistenza al lavoro organizzativo. Una convivialità «aperta», che mantiene spalancate le porte e rappresenterebbe una strada perché quella dimensione di promozione «dal basso» sia confermata ancora, combattendo l’inevitabile tendenza di ogni gruppo ad assestarsi sulle proprie posizioni e a accontentarsi del fatto che siano presenti almeno “i soliti”.
Chi guarda il programma delle iniziative cagliaritane di quest’anno nota che i luoghi di incontro sono in parte diversi da quelli degli anni precedenti. È la conferma di una scelta rafforzatasi nel tempo. Ogni comunità a turno ospita una delle iniziative in un rendersi visita reciproco: dapprima nella casa di spiritualità della comunità battista, poi in una parrocchia cattolica, quindi in una parrocchia ortodossa… Ciascuno sperimenta il piacere di ospitare e di essere ospitato, il piacere di conoscere l’altro a casa sua. Da parte cattolica, inoltre, si ha cura di coinvolgere ogni anno una parrocchia diversa, perché cresca quella dimensione di coinvolgimento e di novità che nasce dall’incontrare sempre una nuova comunità.