Gente che l’antimafia la fa in posti inaspettati
Curiosando un po’ in giro a proposito dell’inchiesta di oggi sulle infiltrazioni mafiose a Reggio Emilia ho fatto alcune scoperte che mi sembra interessane condividere.
Premessa: il tema mi interessa perché a suo tempo la Fondazione di Banca Etica ha seguito un progetto di studio sulle infiltrazioni mafiose nel settore delle energie rinnovabili (si chiamava Score: c’è una marea di materiale interessante da leggere in materia nel sito del progetto) e in uno degli eventi di presentazione dei risultati ho avuto modo di conoscere Enrico Bini, a suo tempo presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia, che mi colpì molto descrivendo una città in cui la mafia, nelle sue varie incarnazioni, faceva affari di tutti i generi. Oggi quindi quando ho letto i titoli sui siti di informazione mi sono ricordato e mi è venuto il desiderio di approfondire.
In realtà dell’inchiesta in sé non ho scoperto molto: quel che mi ha colpito è stato un tweet di Paolo Cagnan, direttore della Gazzetta di Reggio:E quindi, grazie anche a un articolo della Gazzetta, sono andato a vedermi chi fossero questi ragazzi e cosa fosse ‘sto Cortocircuito.
So’ ragazzi.
Ragazzi davvero: hanno cominciato a fare l’associazione antimafia alle scuole superiori. Ancora adesso si definiscono, ogni tanto: giornalino scolastico. Alla faccia. Adesso sono all’Università, ma insomma: non sono grandissimi di età. E un po’ la cosa mi ha fatto pensare, perché a un primo spaesamento (Reggio Emilia non è proprio il primo posto a cui pensi quando senti la parola mafia) se ne aggiunge un altro: perché sarà magari perché sto diventando vecc… ehm, di mezz’età, ma sono sempre meno avvezzo a confrontarmi con un impegno civile e politico da parte di ragazzi molto giovani che sia davvero “da adulti”. Non è che non lo conosca: Impastato è morto a trent’anni e faceva politica attiva da almeno quindici anni; è che non sono più abituato. Difetto mio, sicuramente, però lo segnalo perché penso che sia lo stesso tipo di spaesamento che altri della mia generazione e che magari mi leggono spesso qui sul blog possano provare.
Anche perché il lavoro di Cortocircuito e della galassia di collaborazioni che ha, Reggio contro le mafie e altri, mi è sembrato molto buono e anche molto incisivo rispetto alle tecnologie digitali: per esempio con un videogiornalismo che si avvale anche di Youtube e passa sui social:
È stato seguendo il filone dell’uso delle tecnologie digitali nell’antimafia che ho fatto la seconda scoperta della giornata, cioè il sito confiscatibene, un progetto collaborativo con uso degli open data creato a partire dallo Spaghetti Open Data del 2014 con la collaborazione di Dataninja, Monithon e Twinbit. Tutti programmatori, magari mi immagino perfino un poco nerd: non proprio il tipo di protagonisti dell’antimafia che ti immagini, così come non ti sembra che il tema degli open data possa essere un terreno di scontro fra legalità e illegalità, e invece guarda un po’, è proprio così.