A bagno nella storia (e subito fuori)
Tex, l’eroe e la leggenda (Paolo Eleuteri Serpieri, Sergio Bonelli Editore 2015)
Avevo deciso di non parlare della reinterpretazione di Tex offerta da Paolo Eleuteri Serpieri e giunta recentemente in edicola perché, complessivamente, mi pareva di non avere moltissimo da dire rispetto a altre recensioni già uscite, oltretutto molto più professionali, come ad esempio quella (come al solito buona) di Fumettologica.
Un po’ mi dispiaceva perché il volume è ottimo e offerto per di più a un prezzo estremamente interessante e avrei voluto raccomandarne l’acquisto; d’altra parte si è trattato in qualche modo di un evento nel mondo del fumetto e quindi la maggior parte degli appassionati hanno ricevuto la segnalazione anche senza bisogno di me, mentre chi non è propriamente un appassionato forse ha altre strade per l’ingresso nel fumetto.
Poi stamattina mentre mi facevo la doccia – si sa che per me è un momento di riflessione importante! – improvvisamente mi è venuta in mente una cosa che non ero riuscito, fino a quel momento, a focalizzare e che invece vi racconto.
Sia Boselli che Giromini, nelle rispettive introduzioni, mettono gran cura a delimitare l’operazione di riscrittura e reintepretazione del “personaggio Tex” da parte di Eleuteri Serpieri. Mi sono un po’ chiesto chi siano questi lettori affezionati di Tex che hanno bisogno di tutti questi paletti e queste rassicurazioni, di fronte a un’operazione tutto sommato innocua, ma non è questo il punto.
La chiave esplicativa scelta è quella del rapporto fra realtà e leggenda; Boselli cita esplicitamente la frase di John Ford: «Nel West quando la realtà incontra la leggenda è la leggenda a vincere».
E quindi il lettore che abbia letto le due introduzioni è esplicitamente condotto a ritenere che le annunciate violazioni del canone texiano da parte di Eleuteri Serpieri si muovano sul versante del rapporto fra leggenda (il Tex di Gianluigi Bonelli, esplicitamente avventuroso) e il suo, più storico o realistico. Questo sarebbe, insomma, il Tex “come doveva essere davvero” o, ovviamente, come sarebbe stato se fosse esistito veramente. Il tratto di Eleuteri Serpieri, così pieno e realistico, il lavoro documentario estremamente preciso (armi, uniformi, vestiti, oggetti sono tutti molto curati), l’incipit e un certo tono del racconto rafforzano questa chiave di lettura. In un certo senso sembrerebbe che il Tex di Eleuteri Serpieri stia al Tex tradizionale nello stesso rapporto nel quale il western classico sta a quello di Sergio Leone o meglio ancora a quello dell’Eastwood de Gli spietati.
Il problema è, a parte il fatto che dopotutto non è facilissimo dimostrare che il Tex di Eleuteri Serpieri è più vero di quello di Bonelli padre, o che Eastwood è più storicamente fondato di Ford, che il finale di L’eroe e la leggenda mi sembra scombinare del tutto questa chiave di lettura.
Il finale è a sorpresa e non voglio rivelarlo: ma mi pare che dimostri che a Eleuteri Serpieri non interessava, in fondo, ragionare sul personaggio Tex, quanto sulla casa editrice e sul rapporto fra la casa editrice, il suo autore e fondatore principe e il suo personaggio più rappresentativo (o, al limite, sul rapporto fra casa editrice, Bonelli senior e epopea del West). Tutto il resto della trama è, in questo senso, un pretesto per arrivare al finale – quasi un riempitivo. E la verosimiglianza storica, in tutto questo, è talmente strattonata e violentata (un minimo di riflessione rivela che le cronologie sono troppo dilatate per essere credibili) che tutto il bagno di verosimiglianza storica in cui sarebbe stato immerso Tex viene, in fondo, molto ridimensionato: non è solo il Carson che fa da narratore ad apparire sospetto, ma lo stesso Eleuteri Serpieri.